Cronache di fantascemenza 2024
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Il Fatto quotidiano
Alessandro Orsini




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Marinella Mondaini:
Ora anche Zuckerberg parla. Ammette di aver applicato la censura in Facebook su richiesta degli Stati Uniti. Il CEO di Meta Mark Zuckerberg ha ammesso che Facebook, su richiesta delle autorità statunitensi, ha censurato i contenuti relativi al COVID-19, ma non solo questo hanno fatto. Mark Zuckerberg, ha scritto una lettera alla Commissione giudiziaria della Camera dei rappresentanti del Congresso degli Stati Uniti, dove afferma di rammaricarsi di alcune decisioni prese dalla sua azienda sotto la pressione del governo e di non voler più scendere a compromessi con l'amministrazione.
Nel contesto dell'arresto in Francia di Pavel Durov, a cui hanno cucito addosso un’infinità di crimini legati all'attività del suo Telegram- ben 12: pornografia infantile, droga, rifiuto di collaborare con i servizi di intelligence, ecc. e nel contesto anche della fuga dall’Europa del fondatore del video hosting Rumble, Chris Pawlowski, minacciato dalle autorità francesi,
il CEO di Meta (riconosciuta organizzazione estremista e la sua attività è vietata in Russia), Mark Zuckerberg, è dispiaciuto per non essersi espresso “più apertamente” sulla "pressione del governo" affinché rimuovesse i contenuti relativi al COVID-19. Zuckerberg ha affermato che nel 2021, gli alti funzionari dell'amministrazione del presidente Joe Biden "per diversi mesi hanno fatto pressioni" su Meta (che possiede Facebook e Instagram) affinché "censurasse" i contenuti riguardo il Covid, "inclusi umorismo e satira", inoltre esprimevano grande disappunto nei confronti del nostro team quando non eravamo d'accordo", ha aggiunto.
E nonostante a prendere le decisioni fosse Meta, Zuckerberg ritiene che “la pressione del governo era sbagliata”. "Mi dispiace che non abbiamo parlato più apertamente prima", ha scritto Zuckerberg al presidente della commissione giudiziaria repubblicana Jim Jordan.
Meta "ha preso alcune decisioni che, guardando indietro e con le nuove informazioni, non prenderemmo oggi". “Sono fermamente convinto che non dovremmo compromettere i nostri standard di contenuto a causa delle pressioni di qualsiasi amministrazione in qualsiasi direzione – e siamo pronti a reagire se qualcosa del genere dovesse accadere di nuovo”.
Ha anche affermato che nel periodo precedente alle elezioni del 2020, Facebook non avrebbe dovuto, in attesa del controllo dei fatti, "abbassare di prestigio" un articolo del New York Post sulle accuse di corruzione relative alla famiglia del presidente Biden. Stiamo parlando del computer portatile del figlio Hunter Biden, nel quale sono state trovate numerose informazioni compromettenti legate a droga, prostituzione e possesso illegale di armi. Quattro anni fa l’FBI lanciò l’allarme di una potenziale “campagna di disinformazione russa” contro la famiglia Biden. Tuttavia, la storia di Hunter Biden, secondo Zuckerberg, non si è rivelata essere disinformazione russa. 
Come volevasi dimostrare, la “disinformazione russa” è la grande vergognosa bufala inventata dalla CIA e ora smettete di diffondere questa fake-news,  pennivendoli dei mass-media italiani!!



Nicolò Monti:
Sarah Wagenknecht: "Se davvero l'Ucraina è coinvolta nell'attacco al NordStream, la coalizione di governo deve trarne le necessarie conseguenze e cessare immediatamente la fornitura di armi. Grida vendetta che il governo federale non faccia alcuno sforzo per portare alla luce la verità, anzi nasconda addirittura informazioni sulla vicenda."
-Nota: Sarah Wagenknecht già deputata del Die Linke (sinistra),  ha fondato un suo partito.


Pino Cabras:
Il primo vice rappresentante permanente della Russia presso l'ONU, Dmitry Polyansky, ha riferito in una riunione informale del Consiglio di sicurezza dell'ONU selle azioni di Kiev in territorio russo:
"Vista la situazione disperata dell'Ucraina in prima linea, a giugno il nostro Paese ha fatto un'offerta molto generosa per i negoziati. Abbiamo ricevuto una risposta alla nostra proposta una settimana fa: il regime di Zelensky ha scelto l’escalation e la guerra scagliandosi verso la regione di Kursk. Questo è un errore fatale, di cui l’Ucraina si pentirà molto in seguito. Ma la scelta è già stata fatta. Non sappiamo se ciò sia stato fatto in pieno coordinamento con i paesi occidentali o se si sia trattato dell'atto di follia di una persona specifica. L'ultima volta che abbiamo visto i carri armati tedeschi sul nostro territorio è stato esattamente 80 anni fa. Ora sono guidati da ucraini.
Ricordate tutti come è finita per la Germania. La fine per i nazisti ucraini sarà altrettanto ingloriosa. E dipende solo da voi se continuerete a stare dalla loro parte e ad affogare con loro in questo abisso di disonore e in questa vergogna, o se sceglierete finalmente il lato giusto della storia. A voi la scelta, signore e signori, e non diteci che non vi avevamo avvisato".
Aggiungiamo noi: tutti valutino le conseguenze possibili di un intervento sul suolo russo con armi e logistica coordinate dalla NATO volto a provocare una guerra su scala più grande.


Giuseppe Salamone:
Un cambiamento epocale, anche se alla propaganda occidentale trasformatasi ormai in stampa di regime e ai sedicenti economisti a "gettone" non sembra interessare: sono 159 i Paesi che hanno deciso di aderire al nuovo sistema di pagamento internazionale Brics, il diretto rivale del sistema SWIFT che ha tenuto in piedi l'egemonia statunitense grazie al predominio assoluto del dollaro come moneta di scambio a livello globale. La creazione di questo sistema e l'altissima percentuale di Paesi aderenti (159 su 193) ci dice una serie di cose: a rischiare l'isolamento non è la Russia, bensì l'occidente, sempre più chiuso dentro la sua bolla di arroganza e "superiorità morale" e che oltre i 3/4 di mondo ne ha le scatole piene di un sistema che ha fatto solo ed esclusivamente il bene dell'impero del male a stelle e strisce.
Sostanzialmente questi 159 Paesi che hanno aderito lo hanno fatto intanto a causa delle sanzioni unilaterali occidentali, le quali si sono spinte fino al punto di congelare illegalmente miliardi di beni di altri Stati, poi perché pian piano vogliono eliminare il dollaro statunitense come moneta di scambio. Infatti le transazioni verranno fatte con le proprie valute proteggendo le economie dalla volatilità del dollaro e promuovendo una maggiore sovranità e stabilità finanziaria. È sempre bene ricordare che i Brics rappresentano il 36% del PIL globale a parità di potere d'acquisto (più del G7!) e il 47% della popolazione. Comprendono i Paesi più importanti per quanto riguarda le materie prime oltre a essere potenze energetiche e petrolifere. Infatti con i nuovi ingressi controlleranno il 38% dell'approvvigionamento mondiale di gas naturale, il 60% delle esportazioni di petrolio, il 67% della produzione di carbone, circa un terzo del cibo mondiale, il 90% della filiera di fornitura di pannelli solari e batterie per auto elettriche compresi minerali essenziali per l'industria tecnologica. In pratica hanno tutto ciò che serve per essere indipendenti ma che a causa dell'arrogante predominio del dollaro non sono riusciti a sfruttare. Se riescono a far partire un sistema di pagamento internazionale indipendente da Washington, possiamo affermare senza timore di smentita di essere in piena dedollarizzazione. C'è in serio pericolo, e non è uno scherzo, l'egemonia a stelle e strisce. Questo perché, a causa di una potenziale diminuizione di richiesta di dollari poiché non serviranno più per le transazioni internazionali, gli Stati Uniti d'America non avrebbero più il potere e la forza di influenzare i flussi finanziari e di imporre sanzioni. Tradotto: il giochino si rompe!
E non parliamo di 40/50 anni visto che il lancio di questo nuovo sistema, secondo quanto dichiarato direttamente dai fautori, dovrebbe avvenire a ottobre. È un qualcosa di epocale che cambierà irreversibilmente il mondo e sta avvenendo sotto i nostri occhi. Ma purtroppo a causa di un sistema politico e mediatico terribilmente corrotto, si stanno lasciando ignari i cittadini che pagheranno a caro prezzo le scelte dei loro governanti. Una volta nei "luoghi del sapere" si studiava per essere liberi, adesso si studia per servire l'impero statunitense. Spero vivamente che qualche "professore universitario" legga queste righe. Magari si ricorderà della derisione a cui mi sottopose semplicemente perché osai dirgli che sarebbe andata così: con il lancio di un sistema di pagamento internazionale in valuta locale alternativo a quello a stelle e strisce.
Certa gente dovrebbero arrestarla, non chiamarla "professore". Perché i danni che si fanno a una società quando si ha la responsabilità dell'insegnamento e lo si fa con cieca ideologia e alta propensione alla servitù sono irreparabili!



La propaganda di guerra è un dispositivo antico.


Vujadln Boskov
:
Io visto calciatori sudamericani diventare italiani dopo cinque partite. Ora problema è che bambini non può diventare dopo cinque anni di scuola.


L'Unione Sarda:
Assalto eolico, le pale anche davanti a Tharros



Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano
Labirintite da complotto.
Alessandro Ballusti non dava tante soddisfazioni da quando finì ai domiciliari in casa Santanchè per una delle sue leggendarie bufale e poi, siccome nessuno capiva (all’epoca) cos’avesse fatto di male la Santanchè per espiare una simile condanna per conto terzi, tentò la fuga sul pianerottolo e si beccò un processo per evasione in aggiunta a quello per diffamazione. Allora tentò il martirio: rifiutò di chiedere i servizi sociali per finire in galera e dimostrare che siamo il Paese del giustizialismo, ma non ci riuscì neppure impegnandosi allo spasimo e dimostrò che siamo il Paese di Pulcinella. Ora, dopo avere svelato una miriade di complotti contro B. (tutti falsi, tanto pagava B.), ne sfodera uno fresco fresco per indagare Arianna Meloni per colpire Giorgia Meloni per rovesciare il governo per favorire Renzi che al mercato Bin Salman comprò. Da quattro giorni farfuglia frasi prive di senso compiuto per dimostrare che è tutto vero in base a “riscontri” e “fonti autorevoli” su “indagini su Arianna” per traffico di influenze, anche se lui dice “di influenza” perché confonde il Codice penale col bugiardino dello Zerinol (a meno che Arianna, nel tempo libero, non spacci virus a borsanera).
Il guaio è che i complotti sono cose troppo serie per essere affidate a tipi come lui. A fine anno Crosetto lo bruciò sul tempo e denunciò un complotto autunno-inverno di fake news contro il governo. Sallusti, pensando di fare cosa gradita, sparò in prima pagina sul Giornale una fake news: “Inchiesta su Crosetto”. Crosetto, che evidentemente non ci teneva a passare per indagato, gli fece causa e la vinse: non Sallusti, ci mancherebbe, ma gli Angelucci l’hanno risarcito con 35 mila euro. Ora Sallusti spara un’altra fake news per lanciare il complotto primavera-estate a base di fake news contro il governo di cui fa parte anche Crosetto, a sua volta vittima della fake news di Sallusti sul precedente complotto di fake news evocato da Crosetto con una fake news. Il complotto al cubo ha gettato il povero Sallusti nella più cupa labirintite, tant’è che non sa più come uscirne. L’articolo 656 del Codice penale prevede tre mesi di arresto per chi “pubblica o diffonde notizie false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico”. Ma, trattandosi di Sallusti, nessuno si è turbato tranne lui. L’altra sera in tv Peter Gomez gli ha chiesto quale Procura indagherebbe su Arianna per le nomine, ammesso e non concesso che farle, per una dirigente di partito, sia un reato. Lui prima ha vacillato, poi ha bofonchiato che forse non è una Procura, ma “un’agenzia”. Di stampa? Di viaggi? Probabilmente un’agenzia immobiliare. Si esclude però l’Immobildream di Roberto Carlino: quella non vende sogni, ma solide realtà.


Kursk non sta funzionando. L’idea di invadere la Russia per costringere Putin a spostare truppe dal Donbass, almeno finora, non ha dato i risultati sperati. Da quando gli ucraini sono entrati a Kursk, il 6 agosto scorso, i russi non hanno fatto altro che conquistare nuovi territori in Donbass. Mentre scrivo, Zelensky ordina l’evacuazione a Pokrovsk.
La strategia di Putin a Kursk si basa su tre mosse: 1) arrestare l’avanzata degli ucraini; 2) lasciare che si accomodino; 3) falcidiarli con gli aerei. Le probabilità che la sortita di Zelensky a Kursk si concluda in un nuovo disastro sono alte giacché il record negativo del presidente ucraino è strabiliante. Dall’inizio della controffensiva, il 5 giugno 2023, fino alla sua conclusione agli inizi di ottobre, tutto ciò che Zelensky ha ideato contro i russi è stato un fallimento. Tant’è vero che, terminata la controffensiva, l’esercito ucraino si è ritrovato dissanguato mentre quello russo ha addirittura invaso Kharkiv. La controffensiva ucraina, concepita da Zelensky per conquistare nuovi territori, si è conclusa con la perdita di molti altri territori e la richiesta immediata di arruolare un numero enorme di civili, 500 mila, sufficienti a costruire un nuovo esercito. Il tutto accompagnato da un urlo disperato: “Ho terminato armi e munizioni!”. Zelensky ha avviato l’amministrazione militare dei territori occupati. La domanda sorge spontanea: come crede di poterli mantenere senza la superiorità aerea? I cieli sono russi. Zelensky chiede agli alleati di autorizzarlo a usare i missili a lunga gittata. Per averla vinta, ricorre alla nota strategia di metterli davanti al fatto compiuto piegando la loro riluttanza con il consueto: “Non vedete che i russi stanno uccidendo tutti gli ucraini a Kursk? Autorizzatemi, altrimenti siete corresponsabili”. Oggi chiede l’autorizzazione per distruggere la Russia; domani la invocherà per non essere distrutto. Zelensky si è giocato il tutto per tutto. Se Putin arresta l’avanzata in Donbass per spostare i soldati a Kursk, è fatta. Se non li sposta, gli ucraini a Kursk dovranno parare le Fab-3000 con le mani. I Patriot e i Samp-T in quella terra avrebbero vita breve. Gli ucraini controllano pochi chilometri quadrati che i russi conoscono come le loro tasche. Il primo missile lanciato da un Samp-T sarebbe quasi certamente l’ultimo.
Ricorriamo all’immaginazione – fondamentale nell’impresa scientifica – e immaginiamo che Kursk finisca nell’ennesimo disastro. Che cosa accadrebbe a Zelensky? Secondo alcuni analisti, rischierebbe di essere rovesciato. Ma i golpisti dovrebbero prima assicurarsi il consenso della Casa Bianca, senza i cui soldi cadrebbero in poco tempo. Biden difenderebbe Zelensky con tutte le sue forze. Gli ucraini devono resistere a Kursk fino al voto di novembre per la Casa Bianca. Trump è pronto ad attribuire a Kamala Harris le colpe di tutte le disfatte. Quella di Kursk sarebbe la più grande perché costruita sui 75,1 miliardi di dollari sborsati da Biden, cui bisogna aggiungere 23,3 miliardi di dollari recentemente deliberati dal Congresso. Dall’inizio della guerra a oggi, l’Ue e altri Paesi europei (Gran Bretagna, Norvegia, Islanda, Svizzera) hanno dato a Zelensky 110,2 miliardi di euro. All’ultimo vertice sul bilancio comunitario sono stati promessi ulteriori 77 miliardi. Sommando i dollari americani agli euro dell’Europa, la cifra è esorbitante. Questa cifra da capogiro rischia di essere bruciata in una mano a poker. Il grande giocatore di poker vince senza carte in mano contro avversari carichi di punti. Ma il bluff richiede che le carte siano ignote ai giocatori. In questo caso, tutti conoscono le carte di Putin e di Zelensky. La Russia ha i soldati per aprire nuovi fronti e l’Ucraina no. L’organico delle forze armate russe consta di 2.210.000 persone circa, di cui almeno 1.320.000 militari. L’Ucraina sta finendo i soldati e molti Paesi dell’Unione Europea stanno finendo i soldi con la Germania in recessione. Tra non molto, le carte potrebbe darle Trump.
La domanda è sempre la stessa: se l’esercito ucraino non ha mai vinto una battaglia contro i russi dal 24 febbraio 2022 a oggi, quando era nel pieno delle forze, come si può pensare che esca vittoriosa da Kursk dopo essersi indebolito impressionantemente? Non c’è mai stata una Bakhmut, una Mariupol, una Avdiivka in favore degli ucraini. Possiamo immaginare che la battaglia di Kursk, dopo i suoi prevedibili alti e bassi, sarà vinta da Zelensky? C’è soltanto una nota positiva in questa storia: i media italiani hanno abbandonato i facili trionfalismi di un tempo. Nel 2022-‘23, anche la più piccola avanzata ucraina creava deliri collettivi che si riversavano contro questa rubrica. Oggi l’invasione di Kursk crea più preoccupazione che esaltazione.

il manifesto

Questo è un messaggio del giornalista di Al Jazeera, Ismail Al-Ghoul, pochi gorni prima che un drone israeliano centrasse la sua auto, uccidendo lui, il suo cameraman e un ragazzino in bici.