Cronache di fantascemenza 2024
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Tabelle tratte dal video di
Piergiorgio Odifreddi




Dalla pagina Fb di
Pina Di Orazio
/Palestina libera



Post di Mikela Broggio
tratti dalla sua pagina Facebook

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Il marcio dell'Occidente in otto mappe

religioni
I culti più diffusi


imperi
Estensione degli imperi coloniali europei


espansione Nato
Espansione della Nato


Palestina
Dissoluzione della Palestina


interventi USA
Invasioni e interventi militari USA


basi Nato
Basi USA nel Mondo


coefficente Gini
Coefficiente di Gini nel Mondo


popolazione
Densità di popolazione





I 12mila arabi palestinesi che hanno combattuto, assieme a volontari ebrei, contro i nazisti
(Fonte: Haaretz)
Durante la Seconda Guerra Mondiale, circa 12.000 arabi palestinesi si sono uniti volontariamente all'esercito britannico, lottando in Nord Africa e Europa. Molti di loro sono caduti o sono stati feriti, e alcuni risultano ancora dispersi. Nonostante il loro significativo contributo alla lotta contro i nazisti, la narrazione storica ha spesso trascurato questi volontari, concentrandosi piuttosto sull'incontro tra il Mufti di Gerusalemme e Hitler.
Lo storico israeliano Mustafa Abbasi ha pochi anni fa portato alla luce questa storia dimenticata, grazie alla scoperta di vecchie pubblicazioni e a interviste con testimoni sopravvissuti. Il suo lavoro rivela che questi 12.000 palestinesi (uomini e donne), spesso provenienti dall'élite sociale, si sono uniti alla battaglia per motivi che vanno dall'opposizione all'ideologia nazista al semplice bisogno economico o alla ricerca di avventura.
Questa storia, fino ad ora marginale, getta nuova luce sull'eredità complessa della Seconda Guerra Mondiale nel Medio Oriente e sull'importanza di riconoscere tutti coloro che hanno contribuito alla lotta contro il nazifascismo.
"Israele e Palestina: 12 miti da sfatare": https://www.amazon.it/dp/B0CZ9SJ3CN




Da circa una settimana, non senza qualche protesta, chi entra a Venezia, la fottuta e sprofondante Serenissima, deve esibire il Cell con il QR code che certifica il diritto ad entrare in città, perché ha pagato il ticket di ingresso o ha l' esenzione perché residente o turista con prenotazione alberghiera.
In piazzale Roma e alla stazione dei treni hanno piazzato due biglietterie. Per rendere la trasformazione più soft di Venezia in un museo all' aperto, hanno assunto personale con diversi compiti: si va dalle pettorine bianche, che indirizzano e rassicurano, per arrivare a quelle arancioni, cui spetta un compito di controllo. La funzione repressiva è in mano alla polizia municipale.
Tutto questo teatrino è estremamente oneroso, per cui gli introiti dell'accesso alla città museizzata non vanno al Comune ma servono a pagare gli elevati costi di mantenimento del sistema di controllo. Ci guadagneranno le società private che gestiscono i varchi, che ne riceveranno anche i dati di chi, a diverso titolo, vi accede.
L'acquisizione di dati è in se un ottimo business, perché facilita la profilazione ed è appetibile per chi deve piazzare i propri prodotti. Chi abita a Venezia, chi ci lavora con contratto, chi studia, chi deve fare una visita medica, tutti gli sbirri, chi partecipa a manifestazioni patrocinate dal Comune, chi è nato a Venezia, chi vive in Veneto.. non paga l'ingresso ma viene comunque profilato.
A Venezia, con il pretesto del controllo del turismo occasionale, si mette sotto costante controllo l'intera popolazione. Resta fuori chi lavora in nero, chi è domiciliato nella città ma non ha un contratto di affitto, chi non ha i documenti, chi non ha un lavoro. Queste persone devono scegliere tra pagare o diventare clandestini nella città in cui vivono.