locandina Appunti

..................................................................................................

(pagina in lavorazione)

APPUNTI
Mostra con retrospettiva

Appunti: segni o parole che pensi di usare, di sviluppare successivamente. All’inizio tutto è partito da un quadernetto di appunti, poi non ne ho avuto più bisogno. Ho forse programmato in quelle paginette la mia vita creativa? No, e me lo spiego così: creare è sinonimo di modificare e quindi ogni passo è l’appunto per il passo successivo. Inoltre, l’arco di tempo che sta coprendo la mia vita ha conosciuto modifiche tecniche radicali e lo stesso passo fatto anni addietro si può fare oggi come fosse reale ma non reale perché virtuale, e quindi altro dal precedente.
Ecco la proposta di questa mostra, realizzazioni che ho sempre chiamato giochi, giochi avviati tra gli ultimi anni ’60 e i primi anni ’70, nati quindi insieme a quell’immaginifico colpo ai modelli sociali che cinquanta anni fa ha alimentato tanti di noi,
giochi sviluppati fin’oggi, passo dopo passo.


La documentazione, parziale, si estende sulla destra >>>>

back
esterno
ingresso
chiostro
chiostro 2
..................................................................................................




Oggi.
Il perimetro del chiostro ha accolto una ventina di tavole.
In gran parte nuovi scatti e in parte tavole tratte dalla mia precedente mostra 'Piedi per terra, musica in cielo'. Scatti fotografici tutti di recente realizzazione. Foto punto e basta… sì, in qualche caso non ho resistito a fare segni sul più grande foglio che abbiamo a disposizione, il cielo, e ho tracciato una chiave di violino a indicare una musica da cercare.

Nell'ingresso alle sale, si passa su una foto di un letto di fiori ormai caduti: si entra in un tempo passato.

Alle pareti 'Piedi per terra', aggiornamento del video che ho realizzato per la mostra sopra citata.
la porta
prima sala sala 2 due

............................................................................................................


Prima trucchi, oggi effetti.

Solarizzazione, sandwich, montaggi e altri percorsi chimico fisici della fotografia analogica sono stati la regola fin quando l’analogico non è stato soppiantato dal digitale. Le trasformazioni, già trucchi, diventano ‘effetti’. Questo il passaggio da 'L'uomo portiera' del 1970 a '500' della fine degli anni '90. Inoltre, col digitale, si tagliano i costi e si può fare mille effetti di una immagine, praticamente gratis! Ho provato, per esempio, con una foto della zona di 'San Pietro’…

Impronte - Prima metà degli anni '80.
I miei anni ’80 sono segnati da una ricca produzione di rayografie già ospitate nel castello di Vinovo. Si tratta di una tecnica nata nella testa di Man Ray. Le mie sono a colori o in bianconero, e sono il risultato dell'illuminazione di un corpo aderente alla carta fotografica baritata. Dopo l'illuminazione la carta subisce i tradizionali bagni chimici di sviluppo e fissaggio. Queste realizzazioni sono unici, in quanto la tecnica non prevede l'uso della pellicola. Le ho realizzate fino al 1985.

Alle pareti, qui non documentato, proiezione di 'Orthovideo', video sperimentale sulla visione con occhi non frontali (come è per gli animali erbivori) che ho realizzato nel 2011.

sala 2

....................................................................................................................

Dalle Stuoie (1969) alle n Dimensioni (2006).
Nell’atmosfera della contestazione, ho tagliato
a strisce le foto per poi ricomporle. Un intreccio che Ando Gilardi chiamò ’stuoie’ sul suo 'Photo 13'. Il percorso della foto analogica è tecnico, la pubblicità della Kodak, già allora vecchia di un secolo, recitava: 'Voi schiacciate il bottone, al resto pensiamo noi'. Non era ancora arrivato il computer, la foto non era in genere materia su cui intervenire... ed ecco i miei intrecci ricomposti ora secondo fantasia, ora in modo ligio alla realtà originale. Passano anni, decenni, il gioco della stuoia viene proposto da altri, in Italia e all'estero. Nel film 'Ferro 3' di Kim Ki-Duk (Corea, 2004) il protagonista taglia e ricompone (in modo improbabile) una fotografia.

Arriva il computer, la foto diventa automaticamente materia prima.
I tagli virtuali consentono molto più di quelli reali. Realizzo le 'n dimensioni': immagini digitali intrecciate, dove la prospettiva di ciascuna ‘porzione’ della foto è modificata e, volendo, combacia con quelle adiacenti. Per intuire questo risultato si può pensare alla piega della piega, irrealizzabile nella realtà ma al computer si! Un risultato simile è stato presentato alla Expo 2015 di Milano: immagini proiettate su schermi non piani ma tridimensionali.

Una novità: per anni ho sognato di intrecciare uno specchio... oggi la tecnologia lo consente e l'ho realizzato: permette di fotografare una realtà a stuoia, intrecciata e distorta.

pp pp pp coppia ingresso sala 2
..................................................................................................



Le lucegrafie.
Le rayografie, in particolare i tessuti, mi mostrarono che la luce filtra attraverso corpi da noi comunemente considerati opachi. Ripresi quindi il gioco, sostituendo le persone con cibi e fiori, ed ecco i miei contatti a colori, ‘estremi’ per l’illuminazione che sfonda l’opacità lì dove possibile, dove si riesce a far penetrare la luce.
Ho chiamato queste realizzazioni ’lucegrafie’.
Si tratta di scatti fotografici, all'inizio su pellicola, in seguito digitali, dove si tenta, attraverso il controluce e la sovraesposizione, di rendere 'luminosi' oggetti comunemente considerati opachi, che ho stampato su carta traslucida per riproporne la trasparenza.

(testo non definitivo, da integrare)
pp
pp pp specchio 1