ALL'OMBRA DI GARIBALDI
Un mattino lontano.
L’ultimo nastro tra i capelli.
La città a valle,
incantata al gioco dei ragazzi.
Fu un attimo,
all’ombra del grande monumento
all’eroe barbuto.
Riccioli i suoi capelli neri,
la mano ingenua sfiorò
il mio volto arrossito.
Gli occhi profondi
scrutarono nei miei ignari.
Il gesto si fermò,
nell’attimo dell’incanto
fuggii tremando.
Al fresco sole della primavera,
fermo sul suo cavallo,
il vecchio eroe sorrise
dell’ ingenua timidezza.
Gli alberi del parco
racchiusero per sempre,
tra le foglie,
la realtà di un sogno:
il fiocco sui capelli,
la mano ingenua,
due profondi occhi scuri.
EPPURE TI AMO
Le gote arrossate,
gli occhi più verdi,
le labbra di fuoco tra i neri capelli:
nello specchio,
l’immagine viva.
E tu, tu dov’eri?
Per una notte d’amore
darei la mia vita.
Partito per luoghi lontani,
dove solo il latrare dei cani
si ascolta,
nel silenzio del tempo.
Eppure ti amo.
Ecco, eri lì,
in quelle gote arrossate,
in quelle labbra assetate,
in quegli occhi più verdi
che ancora la tua immagine
specchiavano.
Tra le dita soavi del sonno
tutto svaniva lentamente.
Leggera appariva la vita
come sorriso fugace,
sul quel volto già pieno d’amore.
Darei la mia vita
per una notte d’amore.
Eppure ti amo.
UN’ OMBRA
Sento la mia solitudine:
si specchia
in questa landa di mare e di sabbia.
Il cielo livido,
il sole scompare.
Eppure la luna viene ogni sera
a tenermi compagnia.
Il dubbio ha afferrato
i suoi biondi capelli.
I miei ricordi:
lacrime disciolte nella sabbia.
E il vento non soffia più,
nel cielo s’ allontana
una ala bianca.
Il volto gentile,
ingenuo il gesto,
prepotente il pensiero.
Ti amavo, ora non ti amo più.
Nell’ombra del dubbio
svanisce ogni cosa.
Si perde anche il ricordo.
UN INCONTRO
Profonda emozione,
palpito incontrollato:
ti ho rivisto, proprio tu, là,
dove mai avrei immaginato.
D’improvviso è tornato il pensiero
l’immagine della giovinezza.
Sempre bello il tuo volto,
solo forse un po’ sciupato.
Tutti i giorni alla stessa ora
lungo la strada,
fianco a fianco camminavamo,
e con sguardi intensi e dolci,
in silenzio ci salutavamo…
Mai ti ho conosciuto,
mai ti ho parlato.
Eppure, ti ho sempre amato.
Così anche stamani, eri lì.
Soltanto ti ho guardato.
INNO ALLA PRIMAVERA
Un palpito, una carezza,
un’emozione.
Gioia e vita mi ridai.
Sorridi di primule e fiori
e il mare sorride.
Sorride con te il mio amore.
Puntuale sempre ritorni.
Ti ritrovo nell’aria che respiro
ad ogni fruscio di fronde.
Ad ogni alito di brezza
più vivo si fa il desiderio.
Ti aspetto ogni volta
nel passare del tempo,
aggrappandomi al tuo pensiero.
Tu giungi e mi tendi la mano.
E nell’incontro che sogno appare,
mi sento rinascere.
Se partissi per un mondo lontano
non sfuggirei i miei errori.
Essi mi rincorrerebbero.
Se partissi per un mondo lontano
non sfuggirei i miei errori,
non toglierei agli uomini
la maternità che gli ho dato,
non li priverei dell’amore
che ho amato.
I miei errori mi rincorrerebbero
con le loro lunghe gambe.
Se partissi per un mondo lontano
non sfuggirei i miei errori.
Non toglierei alla vita la mia debolezza;
non la libererei dai miei inganni.
Se partissi per un mondo lontano
non sfuggirei i miei errori.
Essi mi raggiungerebbero,
con il loro lungo fiato
mi soffocherebbero.
E se anche sfuggissi i miei errori
chi pagherebbe per me?
Se partissi per un mondo lontano
non sfuggirei i miei errori
e sempre continuerei a pagare
quelli degli altri.
ROMA
Realtà, sogni, illusioni
tra le grigie viuzze,
tra le mille fontane,
tra alberi spogli
lungo il fiume, raccogli:
città di vita e di morte.
appannate di nebbia,
un sole vermiglio già sale
dai colli.
Di fascino antico ti adorni:
ecco, accendi il tuo volto.
La nebbia scompare.
In questa luce di giorno
ciò che prima era sogno
ora è realtà:
per un attimo. Nel vento,
al tramonto svanirà.
Ore fugaci! Ricordi
di un tempo felice
in me come allora.
Attese,
speranze, illusioni, solo
in un sogno vivrete.
LABBRA IMPURE
Labbra impure
baciavano la purezza.
L’amore di ieri
raccoglieva mani offerte:
oggi amavi nei letti
impuri,
rifiutavi l’amore di ieri,
il mio letto di vergine.
Mani sporche
abbracciavano la vita:
la mia vita è
in quelle mani sporche.
Calpesti l’amore
coi piedi della ragione,
lo insozzi
con gli amori pagati.
Io lo distruggo
perché nessuno
pianga
sul suo abbandono.
L’ ADDIO
Gonfio d’amore il cuore
oppresso d’angoscia.
Bianchi mi appaiono
attraverso i vetri
i gigli già sbocciati.
A te torna il pensiero.
Nella solitudine
trovo le parole di ieri,
quelle di oggi
nello sconforto.
Eppure il mondo ama.
Buio e silenzioso,
questo strano mondo
ama le mie parole,
le mie lacrime.
E risponde ancora.
Nella notte che giunge
lontano,
la nebbia appanna il tuo pensiero.
Ti sbricioli
nel colore delle tenebre,
per ricomporti
nei miei sogni ancora inquieti.
RICHIAMO
La luna tagliata nel cielo
riempie
di malinconiche vaghezze:
un pensiero,
un desiderio,
mille attese.
La luna tagliata nel cielo
e l’ “assolo”
della mia anima.
Così lontano
il frastuono della città,
la frenesia della vita,
le ipocrisie del lavoro,
le menzogne dell’amore.
Così lontano
la vita di sempre
così vicino
un pensiero, un desiderio.
Tu, lontano
nella vita di sempre,
così vicino dentro me,
vivi ciò che io non capisco.
Io, nel mio “assolo”,
vivo quel che tu
non conoscerai mai.
La luna tagliata nel cielo
ha stregato
la mia mente:
nel desiderarti accanto a me,
ti sento, ormai, lontano.
UNA VOCE LONTANA
Quando nel mare
che imbruna
il vento da lontano
riporta
la voce a me nota
di un bambino,
nell’ anima mia
ritorna
il ricordo dell’ infanzia.
Allora la mia voce ti raggiunge
per chiederti,
tra le ombre della notte,
l’abbraccio del padre,
e l’amore del figlio
che vivono in te.
QUARTIERE
Ondeggiano,
alla lieve brezza, i fili sospesi.
Antenne più in alto
dondolano.
Il cielo terso, nella luce
d’un mattino di primavera.
Muri sbiaditi di case severe,
le imposte socchiuse:
un bimbo biondo s’affaccia,
sventolando il suo gagliardetto.
Lungo i viali,
freschi alberi nascondono
nidi e cinguettii.
Soffici profumate nuvole
le giovani piante in fiore.
Nei giardini,
bimbi chiassosi,
i volti sereni, si rincorrono
nei loro giochi vivaci.
COME ZINGARI
Ai bordi di una strada,
gli occhi pieni di malinconia
e il desiderio che sale al cervello:
noi là,
in silenzio a guardare la pioggia.
Ai bordi di una strada,
i respiri sempre più caldi,
il temporale scudo dal mondo:
noi là,
ad inventare l’amore.
Ai bordi di una strada,
nel colore dell’estate
parole taciute, gemiti soffocati:
noi là,
a rubare l’amore.
La pioggia cade sopra
i tuoi sospiri, le mie illusioni,
come zingari viviamo l’amore
noi, là.
Ai bordi di una strada.
DIMENTICARE
Nel tramonto del naufrago
si spegne il soffio del vento,
e profondo silenzio
l’anima invade:
il lontano ricordare del sogno
svanire solo potrà
tra voci cittadine,
per chi ancora cerca
di dimenticare.
Il mare ingoiava le lacrime
dell’innocenza ferita:
nel mare annega il naufrago,
sperduto.
E la notte replica,
col sogno insidioso, il film
di una vita mai vissuta,
da dimenticare.
Scalini sgretolati dal mare,
dalla sabbia sepolti
come il tesoro che il naufrago
non trova più.
Sgretolata l’anima
nell’affannosa ricerca,
sepolta
nei ricordi da dimenticare.
Un salto nel crepuscolo
del presente,
lontano dal sogno,
dai marciapiedi di mare odorosi,
di salsedine i capelli.
Fresche risate,
fragorose come onde di mare,
nel mattino della vita.
Un salto
nel vuoto di oggi, per dimenticare.
E il vento soffia
sui volti abbronzati di allora,
sugli scalini insabbiati,
sullo squarcio di un tempo
che il naufrago dovrà
dimenticare.
REGATA DI FERRAGOSTO
Il mare increspato
al leggero soffio del vento.
Vele gonfie, colorate,
volano
verso la boa.
L’entusiasmo della gara
dimentica
l’affanno quotidiano.
Il sole accecante
riflette
nella sabbia,
sotto i piedi brucia.
Gioco,
come i bambini,
i loro giochi vivaci.
Ricordo,
nel silenzio,
gli attimi lontani.
Aria piena di luce
rispecchia
il tempo
dell’età della quiete.
5 GENNAIO
Vivere ancora e sempre
rincorrendo il sogno.
Ma il calendario
muto, immobile, perenne,
scorre uno dopo l’altro
i giorni, le settimane, i mesi,
gli anni
a scavalcare i secoli.
Lui continua a contare …
e irraggiungibile,
insiste quel sogno.
Noi dentro gonfi,
tremanti, palpitanti
ancora vivida la speranza,
schiacciati eppure
dall’amarezza
d’un’ inutile, deludente attesa,
leggiamo,
un giorno dopo l’altro,
lo scorrere del tempo
senza tregua.
CREPUSCOLO D’AURORA
Giunge il crepuscolo.
Ondeggiano al vento leggero
le alte cime degli alberi
accompagnando i miei pensieri,
e sono tuoi.
Sì, ancora tuoi.
Eppure, l'immagine sfocata si allontana,
come un'ombra colorata
lentamente svanisce nel silenzio.
Il tuo volto non vedo più,
non lo ricordo più,
lo confondo con mille altri
sgraditi, sconosciuti, e tu scompari.
Non eri nei miei sogni.
All'improvviso sei apparso davanti a me
e mi hai parlato d'Amore.
Il mio cuore trabocca d'amore,
ha bisogno d'amare:
un amore così grande e profondo,
sepolto da anni nella sabbia della mia solitudine.
Se lo riversassi su di te
ti potrebbe soffocare.
Ma se tu lo vuoi, lo farò tuo,
solamente tuo.
E ti amerò con dolcezza e orgoglio,
con passione e dedizione,
con semplicità e fantasia,
con sincerità e allegria,
con spontaneità e discrezione,
con purezza e libertà,
con la mia anima e la mia mente
e il mio corpo sarà la tua coppa.
Ecco, è giunta la tua voce a ricordarmi
sensazioni e pulsioni,
languori e tenerezze,
a sollecitarmi ancora
parole inespresse.
SOLIDARIETA’
Quando dolore o angoscia
ti prende alla gola
non piangere.
Grida!
Ecco, improvviso, qualcuno
la tua voce ascolta.
Come saetta
un raggio di sole appare,
la buia parete
della tua stanza
di luce invade
e di calore.
La mano tesa raccolta,
nei tuoi giorni di lutto
rivive,
sogno e speranza,
una nuova aurora.
Forte ritorna e costante,
il battito del tuo cuore.
LA GIOIA
Oh Signore,
dov’è la mia gioia?
I miei coetanei
sono tornati a te.
I miei figli persi
nella confusione del mondo.
I miei nipoti
lontano nella memoria.
Oh Signore,
dov’è la mia gioia?
La gioia è
nella vita che continua,
nel sole
che nasce ogni mattina,
nel tepore
di una notte di luna
che si specchia
su un mare scintillante.
La gioia è là
dove c’è luce, calore, amore.
Oh Signore
in questo grigio vuoto
intorno a me,
dov’è la mia gioia?
TRAMONTO
Falce di luna sottile
come filo d’argento
nell’azzurro cupo del tramonto.
Mi dici?
Mi parli?
Non vibra,
non palpita,
Non sente il mio cuore inaridito.
Il tuo fascino è perso
nella notte precoce.
Lontani, i giorni dell’amore.
Cime di monti intagliate
nel roseo oscurato del tramonto:
un sussulto, un richiamo.
Chi suona?
Chi viene?
Un’ombra.
Un’ala velata.
Un sogno, forse una speranza
per fremere ancora.
Torneranno i giorni dell’amore?