Afganistan 2, la vendetta
Non ci avrei creduto, ma dopo la nota
di ieri sulle mazzette di guerra, molti amici si sono mostrati
visibilmente a disagio e desiderosi di credere l'impossibile: che
non fosse vero. Purtroppo venendo da una famiglia dove la
diplomazia era di casa, so che queste cose non escono mai sui
giornali se qualcuno non lo vuole esplicitamente e se non spinge
qualche gola profonda proprio davanti al portatile del giornalista.
Qualcuno avrà notato che fra le asserzioni di parte afgana e
le smentite di rito c'è il silenzio degli Usa, pure tirati
in ballo dal Times. E gli Stati Uniti, è bene chiarirlo
hanno in mano le chiavi delle comunicazioni militari e civili in
quel disgraziato Paese. Sapevano, sanno e tacciono o forse parlano
per interposto giornale. E forse dovremo attenderci sorprese ancora
più grandi anche su altri fronti.
A parte questo però
mi ha lasciato un po' stupito il disagio o la sorpresa degli amici
perché dimostrano che per quanto si sia sensibili al
degrado, alla barbarie politica e civile cui stiamo andando
incontro a tutto vapore, desti stupore il pagamento di qualche capo
talebano o signore della guerra che sia perché eviti di
spararci addosso. Ora in un Paese dove vertici militari,
polizieschi e politici imbastiscono patti con la criminalità
organizzata, fanno preliminari e concordati per mettersi d'accordo,
inaugurano tregue a suon di denaro, possiamo davvero cadere dalle
nuvole quando apprendiamo che le medesime pratiche vengono attuate
altrove più o meno allo stesso fine e per giunta in un
ambito tutto sommato assai meno sensibile?
Forse noi stessi non
abbiamo idea della dimensione anche umana che ha acquisito il
cancro che ci divora.
Alberto Capece Minutolo