L'Ovra di Silvio


Ormai la serie è lunga, da Boffo a Marrazzo, passando per Fini e per parecchi altri "avvisati" nelle e tra le righe. I giornali berlusconiani agiscono ormai come collettori o protagonisti di ricatto politico, giacimento di porcherie, soffrono di una devianza giornalistica, molto più grave di quelle sessuali che sbattono nei loro titoloni a prova di presbiopia senile. Ma sono sempre più convinto che siano solo l'ultimo anello di una catena, gli utilizzatori finali e al tempo stesso lo schermo di una nuova Ovra che il nostro caro premier sta mettendo in piedi. Uomini dei servizi segreti e delle forze dell'ordine, solerti cancellieri, sedicenti giornalisti, amministratori infedeli, informatori di polizia, pusher, criminali: il quadro è vasto, anche se ancora abbozzato, magmatico, anche se efficace. Non mancano certo gli uomini disposti a vendersi, a fare le escort sotto altra forma, a tradire uno Stato in cui peraltro non hanno mai creduto.
L'inchiesta sul caso Marrazzo mostra chiaramente che i carabinieri implicati non erano i ricattatori, che agivano per conto di altri. Chi? Persone molto diverse da quelle che poi hanno avuto la disponibilità del "video del presidente", come lo definisce uno dei militari canaglia?
Si può immaginare che queste "operazioni", quella di Boffo e quella di Marrazzo, siano episodiche e frutto di un occasionale e canagliesco cinismo?
Non ci credo affatto: man mano che questo Paese si disgrega le schegge impazzite stanno trovando la loro calamita: l'Ovra di Silvio in incubazione


Alberto Capece Minutolo