Barba e capelli per Sallusti
Per sapere chi è Sallusti, non
c'è bisogno di seguirlo dal barbiere dove non va per
mancanza di materia prima. Basta sentirlo parlare, ricordare che
nonostante la corte spietata non riuscì mai a persuadere
Montanelli ad assumerlo. E magari leggere le circostanze in cui si
beccò un provvedimento disciplinare dall'Ordine dei
giornalisti quando era a Libero Ne esce fuori tutto il
personaggio.
In data 21 novembre 2005 la segreteria di questo
Consiglio ha ricevuto una lettera-esposto firmata dalla giornalista
professionista Angela Camuso. Questo il testo:
“Gentile
Presidente, con la presente voglio sottoporre alla Sua attenzione
il comportamento a mio avviso gravemente scorretto e lesivo della
mia dignità personale e professionale tenuto dal direttore
del quotidiano `Libero' Vittorio Feltri in riferimento a un
articolo pubblicato sullo stesso giornale il giorno 3 novembre
2005. L'articolo in questione, firmato da Martino Cervo, è
intitolato "Ecco la giornalista dello scoop canaglia" ed
è corredato da un'ampia fotografia scaricata da internet
rappresentante una mia immagine senza veli scannerizzata da un
rotocalco e risalente a dieci anni fa, foto scattata quando io
studiavo all'università e contemporaneamente lavoravo come
fotomodella nella capitale. Lo scoop etichettato con l'appellativo
"canaglia" a cui fa riferìmento l'articolo
riguarda un'intervisiva esclusiva ad alcuni preti della chiesa
clandestina cinese da me realizzata ad agosto scorso in Cina e
pubblicata sull'Espresso n. 43, in edicola a partire dal 28
ottobre. Lo stesso giorno in cui usciva in edicola il n. 43
dell'Espresso l'agenzia on-line "Asia News" pubblicava la
notizia che due dei tre sacerdoti da me intervistati erano stati
arrestati in Cina il giorno 27 ottobre. Infatti, alcuni tra i
maggiori quotidiani nazionali davano la notizia dei due arresti l'1
novembre, facendo riferimento all'intervista rilasciata dai
sacerdoti all'Espresso pur precisando che non vi era prova di un
collegamento tra l'intervista e gli arresti. "Libero", il
2 novembre, ovvero il giorno precedente all'articolo oggetto della
presente lettera, pubblicava un pezzo intitolato "In galera
per colpa dell'Espresso" in cui venivano riportate numerose
opinioni (di religiosi e operatori umanitari) dichiaratamente
contro la mia scelta di pubblicare le generalità dei
sacerdoti intervistati. Lo stesso giorno "L'Espresso",
con una nota diramata dall'agenzia "Ansa", annunciava la
pubblicazione nel numero in edicola per il venerdì
successivo delle fotografie dei due sacerdoti intervistati,
precisando quel che è vero e cioè che i sacerdoti
erano stati nominati con il loro consenso. Ciò nonostante,
la redazione di "Libero", dopo avermi intervistato per
telefono in merito alla scelta di scrivere i nomi e i cognomi dei
sacerdoti, si apprestava a impaginare l'articolo intitolato "Ecco
la giornalista dello scoop canaglia".
Ritengo sia evidente
che l'associazione del titolo e della foto in tale contesto è
stata fatta da "Libero" con l'intenzione di farmi
apparire non credibile, poco "seria" e dunque di
dimostrare in tal modo ai lettori "il peccato originale"
del mio presunto errore deontologico. II comportamento tenuto da
"Libero", tra l'altro, ha volutamente glissato su un
particolare fondamentale di tutta la vicenda: che cioè i
sacerdoti erano stati arrestati prima e non dopo la pubblicazione
dell'intervista. Le allego il materiale che potrà aiutarla a
esaminare il caso”.
Sallusti fu l'unico ad avere il
procedimento disciplinare in quanto ideatore dello scoop volto a
sputtanare la collega con la foto desnuda. Moralista da quattro
soldi. Che però adesso ne guadagna parecchi per difendere
premier e veline. Molti di più di quello che gli passavano
le curie con cui era culo e camicia.