Un pizzico di sale Marino
Le ultime cinque settimane di ricatti
e di menzogne, di scudi e di prese per il culo preelettorali , mi
hanno spinto a una decisione: votare per le primarie. Prima pensavo
che forse un afflusso scarso ai gazebo avrebbe convinto i vertici
del Pd che era venuto il tempo di cambiare davvero, di sortire
dalle alchimie di apparato nei quali sono impantanati e
dall'immobilismo ideativo che è l'unico tangibile segno di
una sintesi tra culture che non solo non si è realizzata, ma
che le ha semplicemente rese sterili.
Le cose però sono
precipitate ed appare chiaro che l'intero Paese rischia di essere
immolato al narcisismo di un vecchio corruttore senza idee, ai suoi
servi senza etica e dignità e persino ai circuiti criminali.
Buttato in un precipizio sudamericano. A questo punto andare a
votare vuol dire non soltanto dare un segno di esistenza in vita
del Pd, ma il segno dell'esistenza di un Paese che resiste.
E
proprio per questo voterò Marino, perché è
dall'etica della laicità e dei diritti che si hanno in
quanto cittadini che può ripartire un discorso virtuoso che
coinvolga anche l'economia e la politica. L'etica della
responsabilità, l'evidenza che i diritti civili e quelli
sociali non esistono se vengono separati.
Può darsi che
la prenda da lontano, ma se non saniamo le radici, il resto non
saranno che pannicelli caldi per alleviare un declino inevitabile e
inarrestabile. Certo Marino non è la panacea, è solo
una scelta nel limite di un menù a prezzo fisso. Ma è
un segnale, un segnale di democrazia tra gli avvertimenti di una
politica diventata racket.