Testa o Croce?
Forse, anzi certamente, non è
il problema più urgente di questo disgraziato Paese. Ma
culturalmente è un problema di fondo: la querelle del
crocefisso nelle scuole denuncia la pochezza culturale nella quale
siamo sprofondati e che non ci consente se non risposte
automatiche, posizioni scontate o affermazioni votate ad una
imbarazzante "prudentia" politica. La sentenza della
corte europea, se recepita con un minimo di onestà
intellettuale, è ovvia per i laici: l'ostensione
obbligatoria di un simbolo religioso è un ferita proprio
alla libertà di culto che come tale non può rendere
una singola fede la sola ammessa ad essere simboleggiata. Ma per il
mondo cattolico e per quello che con i cattolici vuole
confrontarsi, dovrebbe invece rappresentare un interrogativo e una
svolta.
L'argomento che invece viene sostenuto è di
tutt'altro tenore: è che il crocefisso costituisce un
elemento della tradizione e come tale va conservato. Ma allora
cos'è la fede? E' semplicemente un fatto tradizionale che
prescinde da reali e radicate convinzioni? E' un elemento
identitario che paradossalmente entra in conflitto con gli stessi
contenuti della fede? Una eredità culturale sulla quale
peraltro ci sarebbe molto da discutere?
Parrebbe proprio di sì.
Anzi è proprio la Chiesa nel suo insieme che da qualche anno
sta spingendo sull'acceleratore perché il cattolicesimo
diventi più che una religione, una sorta di modalità
di accettazione sociale, una presenza costante, capillare, ma
svuotata di reali contenuti e di lieviti evangelici. Un totem. Un
osso di seppia nella desolazione di valori affermati a parole, ma
svenduti o non difesi nei fatti, una merce di scambio come vediamo
chiaramente proprio in questo periodo.
Non c'è dubbio
che anche questo, anzi soprattutto questo, abbia un ritorno
economico necessario al mantenimento di una casta e della sua
relativa pompa.
Ma una cosa la so per certo: il crocefisso
obbligatorio mi darebbe più fastidio da cattolico che da
laico.