Chiedo asilo

C’è un pingue signore inopinatamente approdato al ruolo di ministro della cultura nell’attuale governo, certo Bondi, Bondì, o giù di lì, che va in contraddittorio ai talk show televisivi (Ballarò, martedì 26 maggio alle 22.30 circa) facendo platealmente di no con la testa, non appena si avvede di essere inquadrato dalla telecamera, all’interlocutore politicamente avverso che parla. L’operazione è così ripetutamente e volgarmente esibita da indurre a concludere che questo nostro Paese ha un ministro della cultura in carica cui non sta per nulla a cuore seguire attentamente quel che il suo interlocutore civilmente espone per poi persuasivamente rispondere, ma prima ancora di avere capito si preoccupa soltanto di imbonire il telespettatore trattandolo da deficiente psicolabile. Il ministro della cultura in carica del nostro Paese, Bondi, Bondì o giù di lì, mostra di giudicare i suoi concittadini alla stregua di cani condizionabili alla Pavlov. E’ a questo punto, a un livello pressoché zero di dignità e dell’encefalo, che sono occupate e gestite oggi le più alte cariche dello Stato. I vertici delle istituzioni, gli apici del governo, ospitano comportamenti che o sono da baccanale e postribolo, o partecipano di logiche e linguaggi che ricordano il trattamento da elettroshock del manicomio. Quando è stato superato il punto di non ritorno? Dove si approderà, con quale fragoroso schianto? E tale essendo lo stato della nostra opposizione, divisa al suo interno da tutto, anche dal tentativo solidale di trovare nella catastrofe che incombe una uscita di emergenza, non sarà il caso di sollecitare un intervento di compassionevole commissariamento da parte di qualche benemerita istituzione sovranazionale? O tocca tifare per il governatore siciliano Lombardo (absit iniuria) che ha capito la piega che stanno prendendo le cose e gioca alla sfascio in anticipo; o addirittura appropriarsi a soccorso del titolo di un vecchio film di Marco Ferreri: Chiedo asilo, ed espatriare?

Gian Carlo Marchesini