Autoscatto 


Nascita: un giorno è arrivata.

Amici, giochi, campagna: l’infanzia beata.

Religione e chiesa: la trascendenza fallita. 

Scuola  e sapere: una rincorsa infinita. 

Caserma: il non senso idiota.

Il lavoro: al volo. L’azienda: spesso orrenda. La carriera: nessuna. 

Politica, rivoluzione, partito: tutto  bruciato, tutto finito?

La conquista della scrittura: una via di salvezza.


Questo è un paese di antica arte e immensa bellezza, 

di mafie, balocchi e cialtroni,

di parassiti e ladroni. 

La città, un tempo fulgida, oggi è appestata. 

Il pianeta ha il sangue agli occhi.

I vampiri si aggirano a mucchi. 

La tomba è in agguato alla prima rotonda.

Viviamo in attesa della definitiva frittata.


Guardatevi da me. 

Io sono pericolosamente inaffidabile.

Io non appartengo, mi appartengo.

Cocciutamente osservo, partecipo, mi faccio carico.

Difficilmente rinuncio a dire ciò che intendo.

E’ la verità dei fatti quella cui mi attengo.

E non mi ama 

chi la ricerca della verità non ama.


Anarchico io? Orgogliosamente libero.

A cordate, corporazioni e cosche mi rifiuto.

Orfano di una antica unità armoniosa,

un corpo mistico, un qualche paradiso laico

mi è semplicemente dovuto.

La vita altrimenti non avrebbe senso.


Non mi spaventa il quotidiano orrore.

Per attingere il senso e il gusto

basta la parola esatta al posto giusto,

l’accordo di un violino,

l’irrompere del grido di un bambino,

l’amicizia schietta e un bicchiere di vino,

un raggio inatteso di umano splendore. 


Gian Carlo Marchesini.