Umanitarismo (non) fa rima con divismo 2

Vi ricordata il grande Costa Gavras dello splendido Z L’orgia del potere, anno 1969? Bene, l’ultimo suo film è Verso l’Eden, ed è semplicemente imbarazzante. Siamo infatti nei paraggi di Un amore senza confini, dello straripamento pieno nel divismo con il pretesto dell’umanitarismo. Il tema trattato è attuale, drammatico e importante: le migrazioni di massa di disperati dai paesi poveri dell’Africa e del vicino e lontano Oriente, la risposta troppo spesso spaventata, razzista e securitaria dei ricchi investiti da questa ondata di miseria e di fame. Cosa allora non va nel film? La scoperta immediata che l’attore protagonista, Riccardo Scamarcio, non solo recita con lo stile di una marionetta lunare una parte che invece avrebbe richiesto sobrietà espressiva, ma che è stato scelto nella parte per altre ragioni, ad esempio la sua indiscutibile avvenenza fisica. Infatti è perennemente ripreso in primissimo piano spesso nudo alle prese con tentativi sistematici di seduzione di cui è oggetto da parte di uomini e donne. E nelle sue immagini esibite il volonteroso non fa che sgranare e roteare gli occhioni verdi, scuotere i bei capelli ricci, socchiudere gli imbronciati labbroni. Quello non è un migrante disperato, ma un oggetto del desiderio concupito, specialmente, si direbbe, dal regista per primo: la macchina da presa non fa che danzare e ronzare come un calabrone innamorato intorno allo Scamarcio fiore appetito, e tutto il resto – la fame, la miseria, il razzismo, lo sfruttamento – diventa cornice e pretesto quasi favolistico e irreale, propizio alla danza del calabrone stesso. 

Ma vi ricordate il Costa Gavras del magnifico e ruggente Z L’orgia del potere? Ecco, non c’è più. Oppure, se volete, è diventato Scamarcio, o l’orgia continua con l’immigrato.

Gian Carlo Marchesini