Lettera a un amico lontano
Sul funzionamento di un Circolo romano del Partito Democratico.
Carissimo, come ti avevo promesso, ti invio una sintetica descrizione delle attività in corso. Come sicuramente ricorderai, un anno fa si sono svolte le primarie per l’elezione del Segretario nazionale, con la grande partecipazione e il successo ottenuti. Come era intenzione di molti tra quelli che si sono impegnati, la disponibilità a dare un contributo è continuata nel tempo in varie forme. La nuova segreteria del Circolo ha dato subito vita a un sondaggio/censimento per far partecipare e coinvolgere iscritti e cittadini simpatizzanti fin dalla fase di individuazione e avvio delle attività. Per la costruzione di un senso del noi e dell’appartenenza a una comunità e a una forza politica democratica organizzata, il decidere insieme, un coinvolgimento fin dall’inizio puntuale e pieno, sono, come tu ben sai, decisivi.
A partire dalla istituzione di una sorta di “banca del tempo”, che ha consentito di rilevare una specifica disponibilità legata a esperienze e competenze, e a una intenzione positiva di metterle in gioco, si sono costituiti gruppi di lavoro su questioni e tematiche comunemente ritenute prioritarie e centrali.
Ecco quindi chi trascorre qualche ora nell’arco della settimana per dare risposta ai bisogni degli anziani del quartiere particolarmente soli, e nella assistenza e compagnia di quei ragazzi e bambini in qualche disagio sociale e difficoltà famigliare.
C’è poi chi ha organizzato lezioni/conversazioni per gli extracomunitari bisognosi di apprendimento linguistico e acquisizione di conoscenze per una loro, e nostra, migliore integrazione socio-culturale.
C’è un gruppo che si occupa di fornire assistenza/consulenza a quelle donne arrivate da altri paesi per cercare lavoro che abbisognano di una informazione più puntuale e precisa sul come tutelare i propri diritti.
C’è chi si occupa di mettere meglio a fuoco problemi e possibili soluzioni della viabilità nel nostro quartiere, e chi studia le possibili applicazioni positive delle energie alternative a situazioni concrete.
E c’è chi si rende disponibile per provvedere a una alfabetizzazione informatica per quegli anziani e chi altri non saprebbe altrimenti come fare per mettersi in rete e in paro.
Chi si occupa, ancora, di organizzare e condurre cicli di lezioni/conversazioni su temi e questioni legate all’attualità politica e sociale attraverso il ricorso a strumenti e modalità varie: proiezioni di film, presentazione di libri, conferenze con dibattito e approfondimento finale. I temi sono, ad esempio, che significa antifascismo oggi, da dove nasce e come salvarci dal berlusconismo, quali le adatte e adeguate politiche energetiche, ecc.
Abbiamo coinvolto molti giovani creando un punto d'incontro virtuale. Mediante apposita telecamera i giovani intervistano altri giovani sul linguaggio dei murales, sulla scuola o sui loro divertimenti e video preferiti. Si è così avviato un dialogo tra il nostro passato da sezione e oratorio e il loro futuro da blogger e internauti consapevoli. Poi, con un proiettore, si organizzano proiezioni delle migliori lezioni di politica di filosofi ed economisti che circolano gratis su youtube.
E c’è, infine, uno sportello informativo con persone competenti che in giorni e orari stabiliti si alternano disponibili a dare chiarimenti e materiali infornativi sui diritti civili, il testamento biologico, contro l’omofobia e le varie forme di razzismo.
Come puoi capire anche da questi che sono soltanto alcuni esempi delle attività in corso, iscritti e simpatizzanti del Circolo in tale modo impegnati sono alcune decine, e centinaia le persone che ne fruiscono. E il Circolo è diventato centro di attrazione, aggregazione e propulsione sociale, culturale e politica per l’intero quartiere. Stiamo così concretamente sperimentando come l’esercizio partecipato di una funzione politica intesa nella sua accezione piena stia facendo di un Circolo uno strumento prezioso per contribuire a risolvere problemi sociali diffusi, dare risposta a bisogni collettivi, e insieme contrastare nel nostro ambito territoriale specifico la deriva di solitudine spaventata e incarognimento individualistico da cui questo Paese deve assolutamente uscire.
E quale al proposito il contributo che il Circolo di un Partito democratico può dare, se non quello di funzionare da recettore e interprete di domande e bisogni, valorizzatore di risorse e talenti che si rendono disponibili, tessitore paziente e tenace di un rinnovato tessuto sociale solidaristico? Noi ci stiamo operosamente provando, le risposte sono positive, già diversi Circoli cittadini chiedono incontri e suggerimenti per adottare alcune delle nostre esperienze e pratiche.
Ti segnalo anche che questo impegno, in cui tutti danno il meglio per accrescere il benessere individuale e collettivo a partire da chi ne è più deprivato, lascia poco spazio al formarsi di clan e conventicole basate su logiche di accaparramento di risorse e potere. Il nostro modello, se vuoi, può essere così riassunto: dalle risorse, esperienze e competenze censite e disponibili, alla costruzione di una risposta per problemi, disagi, difficoltà, bisogni inespressi o sofferenti. Non è questa la via che connette, integra, unisce e arricchisce tutti? Quale altrimenti la ragion d’essere di un Circolo del Partito Democratico?
Caro amico, ti conosco troppo per non immaginare una tua obiezione: il Circolo così tratteggiato e concepito ricorda un insieme di ruoli e funzioni propri di altre strutture e istituzioni: dal patronato al sindacato, dalla parrocchia al centro culturale a quello di igiene mentale. Hai ragione, in parte è vero: ma un Circolo politico non ha da essere la sintesi e la quintessenza di tutti costoro? E dopo che negli anni recenti è stato spesso ridotto a propaggine periferica e marginale di un centro politico decisionale gerarchico e apicale, o, peggio, nello sgabello funzionale a un percorso di carriera privato e individuale, non era il caso di riportarlo con i piedi e la testa tra la gente del quartiere, per farlo funzionare come bussola credibile e affidabile guida politica, capace cioè di legare il particolare e individuale al generale e complessivo?
Se poi vuoi che ti dica perché ho deciso di impegnarmi a fondo in questa intrapresa così appassionante e faticosa, a me viene da risponderti: per puro egoismo. Ma non l’egoismo miope e psicolabile di chi si mette sotto la protezione di una catena di comando, di un piccolo o grande berluschino o del mantello di un padre Pio divino, ma quello lungimirante di chi ha capito che la politica non è l’ultima trovata per risolvere i propri problemi e magari arricchirsi, ma l’arte indispensabile per realizzare una convivenza sociale civile e giusta.
GianCarlo Marchesini