Acqua: merce privata, risorsa mista privato/pubblica, o bene comune?

Schema A (Al servizio dei Caltagirone)

L’acqua è una merce tra le tante. Anzi, è particolarmente ghiotta tra le tante: perché indispensabile quotidianamente a tutti. Se ne possono ricavare quindi lauti profitti. Si tratta semplicemente di organizzarsi di conseguenza: Spa, azioni, quote, mercato, Borse, utili, profitti. E vai! La privatizzazione dei beni pubblici a fini di lucro è la tendenza di mercato oggi vincente, quella dominante tra le forze del centro destra. E’ quanto, nella cultura degli ultimi trent’anni, in modo travolgente e devastante è passato. Oggi siamo alla privatizzazione dei beni demaniali: un patrimonio enorme e prezioso di spiagge, suoli, boschi, musei, siti archeologici, caserme – e, appunto, acque.

Schema B (Al servizio del sistema misto pubblico-privato, cioè , spesso, della lottizzazione spartitoria)

L’acqua è un bene pubblico, non una merce alienabile per lucro privato.

Però, però: a) basta che una quota di maggioranza rimanga pubblica, il resto può pure essere frazionato e privatizzato. Tanto, parte del denaro ricavato andrà sicuramente a beneficio dell’efficienza del servizio… Però, però: b) L’acqua no, ma la gestione del servizio può sicuramente essere privatizzata. Basta che il privato che gestisce garantisca l’efficienza del servizio. Anzi, chi più del privato che mira al profitto può garantire meglio l’efficienza del servizio? Però, però: c) l’acqua ha da restare pubblica e non privata, in nessuna sua parte, neanche nella gestione. A gestire ci pensa una bella municipalizzata a capitale interamente pubblico con un organigramma ricco e articolato che consente alle forze politiche di piazzare i propri uomini secondo una logica di lottizzazione spartitoria. Gi uomini indicati a dirigere la struttura non sono professionalmente competenti? Ma non succede così anche in altri campi e settori, vedi ad esempio la sanità?

Schema C (Al servizio del popolo sovrano)

L’acqua è un bene comune, corrisponde a un bisogno fondamentale universale che deve essere soddisfatto e garantito a tutti, a bassissimo costo e in misura adeguata. Non è quindi privatizzabile da nessuno a fini di arricchimento e profitto, non è appaltabile e lottizzabile in funzione di un maggior potere di gruppi, cordate, partiti. A garantire la tutela di questo inalienabile diritto del singolo e delle comunità non possono essere che i cittadini componenti la comunità stessa: informati, vigili, consapevoli, attrezzati e attivi attraverso le forme e le modalità di partecipazione e controllo di cui vorranno e sapranno dotarsi: comitati, circoli, associazioni, sindacati, forze politiche che siano loro espressione ed emanazione genuina.

Ergo:

  1. Privatizzazione e mercificazione dei beni comuni fondamentali tipo l’acqua sono una lebbra che va combattuta e sconfitta. I pescecani alla Caltagirone vanno messi nella condizione di non nuocere.

  2. Ambiguità, ipocrisie e compromessi di un recente passato e presente delle forze della sinistra, risultato dell’adesione a una logica e una pratica di lottizzazione spartitoria, vanno risolutamente rifiutati.

  3. E’ perciò necessario che anche il Pd faccia ammenda degli errori, recuperi i ritardi, si schieri a favore di una battaglia giusta, agisca in essa da protagonista.

  4. L’acqua è il bene comune simbolo per correggere e invertire una logica passata e aderire a una alternativa necessaria.

  5. Il referendum è leva e strumento. Lo si utilizza schierandosi senza ambiguità e da protagonisti dentro il comitato cui partecipano forze alleate e affini. (Il terzo quesito non è condivisibile? E pazienza, non lo si vota

    Gian Carlo Marchesini