Dai calanchi della Basilicata attraversata a piedi da Rocco Papaleo, agli intrighi della CIA raccontati da Roman Polanski.
Succede che la sera seguente la visione di Basilicata coast to coast di Rocco Papaleo ho visto L’uomo nell’ombra di Roman Polanski, e, ahimé, mi è toccato prendere atto dell’abisso di differenze. Roman Polanski – settantaseienne polacco naturalizzato francese, genitori deportati ad Auschwitz perché ebrei, lui piccolino miracolosamente messo in salvo grazie all’intervento della Chiesa cattolica - va dritto al cuore del problema: chi realmente comanda, e come, nel mondo. Nel plot del film c’è un ex Primo Ministro inglese (vistosamente Tony Blair) che, incalzato dalle domande di un ghost writer cui è stato affidato il compito di raccontarne le gesta, lascia inavvertitamente sdipanare l’intreccio melmoso di mille fili che conducono nel cuore di tenebra. Trovato il primo biografo annegato sulla spiaggia della enorme villa dove era ospite dall’illustre intervistato, in realtà eliminato perché considerato a quel punto inaffidabile e pericoloso, il nuovo scrittore che lo va a sostituire, un Ewan Mc Gregor che incarna perfettamente il misto di tenacia, ingenuità e acume del nuovo agnello sacrificale predestinato, procede nella discesa agli inferi avviata da chi lo aveva preceduto. A farla breve, il brillante, aitante e seduttivo “Tony Blair” (un Pierce Brosnan pienamente calato nella parte), si scopre essere in realtà, fin dai tempi dell’università, legato alla CIA che, attraverso i buoni uffici della fidanzata e di un suo prestigioso docente, eminenza grigia e anima nera dell’intrigo, lo avvia alla carriera politica fino ad arrivare a ricoprire, al servizio degli USA, il ruolo di Primo Ministro in Inghilterra. Voi dite fantapolitica? Forse, ma anche del tutto verosimile e persuasiva. Insomma, chi comanda il mondo – il film è tratto da un libro scritto durante la presidenza Bush – è un sistema politico/industriale/militare che ha il suo cuore nei grattacieli di Wall Street, nelle stanze della CIA e nel Pentagono. Voi direte: tesi non così originale e nuova, ma questa volta rinfrescata da Polanski in un’opera cinematografica che ha i ritmi incalzanti del poliziesco e la potenza della denuncia politica che svela i tratti del moderno Leviatano, e lo fa grazie ai tempi e al ritmo di un’arte di cui il regista franco-polacco è maestro indiscusso.
E torniamo a Papaleo, che è al suo primo film, mentre Polanski è al suo 22mo: viene però il pensiero che se Polanski avesse ambientato un suo film in Basilicata oggi, lo avrebbe sicuramente centrato sulla vicenda delle navi dei rifiuti chimici e nucleari affondate a uccidere la vita del mare, o sul petrolio depredato dalle multinazionali in Val d’Agri in cambio di una sprezzante mancia, o sullo stoccaggio dei rifiuti nucleari a Scanzano Ionico e la vincente opposizione della lucana gente. Papaleo nel suo film di tutto questo non parla, mette in scena una simpatica scampagnata di umanissimi e sgangherati guitti, gli fa fare una passeggiata on the road con cavallo, percussioni e pifferi da sembrare personaggi di un presepe sospeso nel tempo. Polanski affronta con sguardo temerario e impassibile la faccia oscena della Medusa, Papaleo si accontenta di mettere in scena i sogni di quattro improvvisati musicisti. Rispetto al potere economico-militare di Inghilterra e USA l’Italia è appendice infima e del tutto subalterna: figuriamoci la Basilicata, specialmente quando si raffigura ancora più minima, agreste e arretrata di quanto non sia…
(Lo so, lo so che qui qualcuno potrebbe anche dire: meglio la costa di Maratea, i boschi di Lauria, i calanchi e i tratturi di Aliano e le spiagge del mare Jonio che sta a 10 km da Scanzano, i ciucci e le trote nei laghetti, l’attesa di Babbo Natale e le trattorie paesane con gli gnocchetti, piuttosto dello spropositato e orrendo potere concentrato nelle stanze di Wall Street, della CIA e del Pentagono, delle torture applicate a innocenti in nome della lotta al terrorismo. E infatti è quello che ho scritto di Basilicata coast to coast nella scheda dell’altro ieri. Solo che poi ho visto L’uomo nell’ombra di Polanski…)
Gian Carlo Marchesini