Tetro - Segreti di famiglia di Francis Ford Coppola
“Che cosa è successo alla nostra famiglia?” si chiede sconsolato verso la fine del film il vecchio zio Alfie davanti alla bara del fratello famoso e osannato direttore d’orchestra. E da solo si risponde: “è stata distrutta dalla rivalità e dalla brama di successo.” E poi però, osservando i due nipoti – tra loro fratelli, che si sono in realtà appena scoperti padre e figlio, il perché lo scoprirete vedendo il film – che finalmente abbracciandosi si riconoscono e accettano per tali, conclude: “ma adesso è finalmente tornata unita!”
Tetro – Segreti di famiglia scorre ipnotico e intenso come un sontuoso e melodrammatico tango che unisce, dentro lo schema della tragedia greca, certa profonda Italia mediterranea – Coppola ha un nonno originario di Bernalda in Basilicata – a una sinuosa e moderna Argentina. Nella famiglia raccontata dal film, a colpire gli affetti più intimi e cari, c’è la lotta accanita per il primato, la ricerca disperata dell’accettazione e del consenso, l’irrompere della prepotenza e dell’abuso, la profanazione del tradimento. Coppola è uno sciamano – ma sul serio e per davvero, non come quello cui Rosy Bindi l’ha detto come epiteto irridente per avere promesso la vittoria sul cancro in un triennio… - perché, avendo colto della vita sostanza ed essenza, va dritto al cuore delle cose dove tutto si vince o tutto irrimediabilmente si perde. Apre gli armadi di casa dove sono sepolti i segreti insopportabili e duri (sarà un caso che anche il padre di Coppola suonava in una orchestra filarmonica?), dove amore e dolore hanno sedimentato in scritti nascosti i loro irrisolti traumi e grumi. In Tetro Coppola rinnova tracce e atmosfere dei suoi precedenti capolavori (Rusty il selvaggio su tutti per il rapporto tra i due fratelli, ma anche varie parti de Il Padrino) dedicati alla difficoltà/incapacità di vivere in armonia i legami di una famiglia anelata come porto e paradiso, da cui però prima o poi si viene inesorabilmente traditi ed esiliati.
Ma è più importante il successo e la carriera, la gloria e il riconoscimento pubblico, o lo scioglimento di nodi e drammi privati e l’appagante riconciliazione finale? Coppola in Tetro opta decisamente per quest’ultimo approdo. Chissà se, avendo lui artisticamente conquistato un universale successo, è riuscito a ottenere tutt’e due…
Il nostro destino individuale è un calco che ha cominciato a sedimentarsi e chiudersi quando noi non eravamo ancora nati – sembra volerci dire Coppola. Siamo il risultato del buono o cattivo andamento di mille altri destini che ci hanno preceduti. Che qualche dio ci assista.
Gian Carlo Marchesini