Angelo Vassallo: testimone della politica buona, angelo protettore e vessillo. (O solo un generoso e anacronistico povero cristo?)
Ieri mattina ad Acciaroli nel Cilento grandi e pubblici scambi di baci e abbracci a esibire l'ufficiale cordoglio, tanti gonfaloni e divise, tante tonache e bandiere, frenesia di fotografi e teleoperatori. E Casini e Mastrogiacomo, Bersani e Iervolino, Vendola e Chiamparino assediati dai flash all'ingresso della chiesa come divi: che sembrava l'uscita da uno spettacolo al Palazzo del Cinema di Venezia.La gente semplice del paese era tanta: facce di pescatori e contadini bruciate dal sole, dal sale e dal dolore. All'orizzonte del mare, in perfetta regia e simbolica sintonia, lampi e tuoni a preannunciare la tempesta. E infatti ecco le raffiche e gli scrosci, i berretti militari e le tonache volare, insieme agli applausi crescenti e rabbiosi come è diventato ormai il modo ufficiale di salutare la partenza inaspettata e dolorosa delle persone care. Poi le raffiche di pioggia e vento hanno definitivamente scompaginato compunzione e solennità del rito, e ognuno si è ritirato e protetto dove ha potuto.
Accanto ai muri scorticati della chiesa ecco il bastione del castello che divide lo specchio del porto dal mare aperto. E lì, su una parete scabra, sventola un gigantesco arazzo di stoffa con sopra impressa una bellissima foto. Un uomo a figura intera sta sospeso a gambe salde e piedi in equilibrio sulle punte degli scogli. Ha il piglio energico e baldanzoso di un eroe risorgimentale, sul viso un sorriso intenso e sfidante. In jeans e fascia tricolore, tiene in mano, il braccio rivolto al mare, un calice di vino. E' l'immagine di chi brinda grato alla natura e ai suoi frutti, orgoglioso di contribuire a migliorarli. E' la più bella immagine di sindaco moderno e antico, risorgimentale e contemporaneo che io abbia mai visto, una persona che amava la vita, la sua sacra e gioiosa bellezza. Peccato averlo incontrato solo ora, adagiato senza vita dentro una bara. Per me, come credo per molti, d'ora in poi non sarà più solo Angelo Vassallo, nome anagrafico di uno dei sindaci dei tanti minuscoli e caparbiamente vitali comuni del Sud, ma un testimone eroico, un messaggero e un vessillo.
Rimane inquietante una domanda: come è possibile che oggi, nel 2010, in un luogo splendido di una nobilissima regione, un sindaco espressione della comunità che si oppone al malaffare e alla illegalità possa così facilmente essere abbattuto come un cane arrabbiato? Ma che mostro e disastro di Paese è mai diventato questo? E se fosse l'illegalità il suo dominante segno, e chi la combatte soltanto un anacronistico e residuale povero cristo?
Gian Carlo Marchesini