Lei

Tentativo spericolato di lettura di un delitto efferato.



Lei era troppo solare e mite,

troppo irresistibilmente sexy e carina.

Lei era per tutti attrazione e meta,

seducente e luminosa regina.

Ma per noi cugine e amiche

era diventata ossessione assassina.

Ogni sguardo e sorriso,

ogni regalo e complimento erano per lei.

Lei dei maschi si prendeva tutta l’ammirazione,

lei era la prediletta, la creatura perfetta.

Lei era magnete e calamita, anfora di miele ambita.

Lei ci rendeva emarginate e inutili,

in sua presenza eravamo ombre assenti e futili.

Lei era scacco crudele e fallimento,

lei era per noi ostacolo e impedimento.

Lei era diventata la nostra inguaribile malattia,

la nostra agonia.

Voi non saprete mai l’esultanza e la liberazione

quando insieme la corda al collo le abbiamo stretto,

l’esplosione di gioia nel nostro petto.

Il nostro era atto di giustizia e risarcimento necessario.

Ci siamo semplicemente riprese ciò che ci aveva tolto.

Quella non era corda di carnefice,

o della nostra violenza l’apice,

è stato il nostro legittimo santo rosario.

Ciò che per noi era intollerabile

doveva essere spento.

Sguardi e omaggi dovevano tornare al nostro corpo,

al nostro volto.

Voi dite che abbiamo generato un mostro?

E’ stato soltanto parto del ventre

del mondo famigliare/ancestrale nostro -

così come adesso spremere e mostrare

le nostre sincere lacrime amare.

Buon sangue non mente.

Perché il contatto

con un troppo di bellezza

può trasformare l’umano

in furia e schifezza.



Gian Carlo Marchesini