Sorelle Mai

Sorelle Mai è l’ultimo film di Marco Bellocchio di una straordinaria ed emozionante potenza artistica. Il regista piacentino mette in scena dinamiche e vicende che legano le diverse generazioni della sua famiglia, tema in letteratura e al cinema tra i più frequentati (non a caso le prime immagini del film mostrano il figlio del regista, Alberto, mentre legge un passo tratto da un racconto di Checov). Lo fa approfittando delle annuali ricorrenti vacanze estive di tutti i suoi membri alla casa famigliare paterna. Eppure riesce a trasformarlo in un gesto di conoscenza cinematografica rara perché non è solo la sua famiglia che viene messa in scena e raccontata, quella è stoffa e sostanza della famiglia universale ed eterna. Ci sono le vecchie zie (sorelle del regista) depositarie e custodi della storia e della memoria famigliare; l’amministratore e protettore (l’attore Gianni Schicchi) che alla fine esce di scena con l’eleganza di un commiato poetico perfetto; la coppia dei giovani fratello e sorella che inseguono un destino di gloria e affermazione artistica senza mai venire a un reale e soddisfacente compimento; la figlia bambina di lei che è il perno tenero e fondamentale su cui si regge l’equilibrio affettivo ed emotivo generale. C’è una casa e un paese, Bobbio, che sono il microcosmo e l’universo, l’habitat e il liquido amniotico in cui da che mondo è mondo ogni famiglia, a ciascuna il suo, nuota per nutrirsi, sopravvivere ed espandersi. Ci sono i pasti intorno al grande tavolo dove ci si incontra e mangia in una commistione di cibo, affetti, emozioni, che rende i commensali componenti e parti di un palpitante e vivo corpo unico. Ci sono le feste, le gite, le vacanze e le sieste, i malumori e i litigi, la piscina e il fiume, la chiesa e la discoteca, il cimitero con le tombe di famiglia. C’è la zia che commenta tutto parlando ad alta voce, l’altra un po’ svanita ma sempre assidua e presente. Il figlio adulto, nel film protagonista centrale, è il figlio vero del regista e suo alter ego, ed è del padre copia fisiognomica conforme impressionante. Ma, a differenza del padre, regista di fama e successo internazionale, viene raccontato e si racconta come eterno insoddisfatto alla ricerca del suo destino, innamorato della sorella e della nipotina più di qualsiasi altra donna. E c’è il fratello del regista, lo scrittore Pier Giorgio, che interpreta il preside ascetico nell’episodio dello scrutinio scolastico, dove lo studente Tancredi ce la farà alla fine ad essere promosso: e si capisce perfettamente quale è il punto di vista dei Bellocchio sulla scuola, il suo funzionamento, le regole dell’apprendimento. E poi irrompe l’opera lirica come festa e tempesta, e ogni tanto, a conferma che famiglia e casa sono le stesse, fa irruzione un fotogramma tratto dai Pugni in tasca con Lou Castel che sembra uno spettro. Insomma Sorelle Mai è un’opera di Bellocchio solo apparentemente minore, in realtà è un autentico gioiello, un piccolo ma vero capolavoro. Come è vero che un artista, qualsiasi cosa tocchi, anche leggera e privata, la trasforma in opera d’arte compiuta e realizzata!



Gian Carlo Marchesini