Un illimitato e opportunistico qualunquismo

Mi pare che Ernesto Galli della Loggia sia editorialista del Corriere della Sera non da ieri, anzi, lo sia stato nell’intero periodo che va dagli inizi degli anni Novanta a oggi, quello che lui nell’editoriale di oggi stigmatizza come il periodo della massima deriva e del generale e crescente degrado del nostro Paese. La cosa che sconcerta è la dimostrazione di abilità e disinvoltura opportunistica che il nostro magno editorialista dimostra. Oggi che oramai non c’è chi non avverta lo stato penoso in cui il nostro Paese versa, arriva a lui, fustigatore dal fiero cipiglio, a fornircene come scoperta di stamattina l’elenco completo dei disastri. Ma nel corso degli ultimi vent’anni l’Ernesto ci ha forse aiutato a capire, a decifrare, a orientarci mantenendo salda e autonoma la barra della sua analisi critica? In realtà lui si è comportato come il principe dei terzisti/cerchiobottisti opportunisti: si è sempre mosso per non esporsi troppo né di qui né di là, si è ben guardato dal mantenere una linea in coerente e severa e onesta lettura dei fatti e della realtà. Ha bordeggiato abilmente la corrente favorevole alla sua personale e intellettuale convenienza, sensibile come pochi al più lieve mutare dei rapporti di forza.

Insomma, Ernesto Galli Della Loggia, insieme a PG Battista e ad altri della giostra, si è destreggiato tra l’amicizia per la verità e quella ancora più preziosa dei potenti di turno, attento a ricavarsi nel grasso formaggio spazio e pregiato nutrimento. Non ha mai detto infatti nulla che facesse minimamente immaginare o presagire il più lieve sentore, anche il solo fantasma, di un suo personale rischio. E se proprio dovessi attribuirgli un premio, fornirei la motivazione parafrasando e mutuando dal famoso detto: “è stato sensibile agli interessi dei potenti di turno molto più di quanto non sia stato amico della verità”. Il che, a ben pensarci, va considerata abilità non di poco conto.

Gian Carlo Marchesini