Stella


La Francia ci regala Stella, un film sul passaggio dall’infanzia all’adolescenza umanissimo e vero, così bello e riuscito da indurre molti critici a paragonarlo a un capolavoro come i 400 colpi di Truffaut. E l’Italia, nella parte di Commissione per le autorizzazione dei visti di censura, che fa? Si affretta a vietarlo ai minori di quattordici anni! Ma come: il personaggio principale  del film, Stella, ha undici anni, è proposto e interpretato con una ricchezza di tratti e sfumature forti e commoventi (in un cinema molto avaro nell’affrontare il tema del passaggio di una età da sempre critica), e i nostri saggi maggiorenti ne escludono la visione proprio ai coetanei della protagonista del film? Ma poi: la vicenda raccontata, oltre a essere umanamente intensa,  contiene un messaggio di speranza, indica che malgrado tutto, anche nella più pesante delle situazioni, per i ragazzi e le ragazze c’è una via di salvezza, ed essa sta proprio nella scelta della lettura e della conoscenza. E noi oscuriamo e censuriamo? Ma si può essere più miopi e imbecilli? Certo, nell’intreccio delle vicende proposte i fili che lo compongono sono presentati in modo realisticamente forte. I genitori di Stella, gestori di un bistrot frequentato da una umanità varia che beve forte, non sono specchi di moralità. Fumano e bevono anche loro, si tradiscono, litigano. E uno dei clienti più legati alla famiglia si permette avances pesanti nei confronti della ragazzina. Ma questo significa non nascondere problemi  vecchi come il mondo, e comunque il modo e il linguaggio sono rispettosi e pertinenti , tutto fuorché ammiccanti o pruriginosi. Insomma, Stella racconta che dalle brutture e brutalità della vita, anche a undici anni, ci si può salvare attraverso l’amicizia giusta, la lettura e l’impegno nell’affrontare un percorso di conoscenza.

Il tutto è proposto senza intenti didattici o moralistici, con pudore e verità toccanti. Tra l’altro, la regista è donna, il film è autobiografico, e questo si coglie nell’intensità rigorosa e convincente di ogni immagine, di ogni sequenza. Ma, per motivare a vedere Stella, basterebbe la presenza della piccola attrice che la interpreta. Senza ricorrere a moine e vezzi, pudica e sobria, con la semplice intensità dello sguardo e la purezza un po’ schiva del sorriso, trasmette emozioni come ogni film dovrebbe, e che il fragore dei troppi e truculenti effetti speciali il più delle volte ammazza. 

Andate a vedere Stella. In questo mondaccio miserabile che ammazza i bambini sotto tonnellate di bombe,  e che si appella ai patimenti e lutti in passato subiti per giustificarlo, è il modo migliore  per transitare all’anno nuovo senza cedere del tutto allo sconforto.  

Gian Carlo Marchesini