Falchi, shapeshifting e poeti narratori


aolo de Privitellio, l’autore di narrativa con cui ho formato da poco il gruppo Amici di Racconti Frattali, di quando in quando si esprime anche attraverso la poesia. Lo fa naturalmente alla sua difficile maniera, autoprovocatoria, da instancabile ricercatore di immagini, letture e sonorità visuali suscettibili di accordarsi con un’interiorità fremente e potente. Così si esprime anche nei suoi racconti, è inteso. Ma nella poesia c’è di più, molto di più, per la natura sintetica del medium in se stesso. Prendiamo come esempio “DISTANZA in NATURALE da UN FALCO”: D’erba l’azzurro origlia i rimbombi tra continuum di nubi l’antro denso tiepido di un pomeriggio in fianco al ventre d’aria si accosta . e poi distratto d’istinto giù al l’orizzonte su colline raccolto coltivate, piagate, compresse, brevi e spezzate . e nuovamente di Sopra lesto getto in spruzzi uggiosi, guizzi d’ intensità e arresti di quiete appena leggera tregua di sprazzi per vento freschi in gola freddo agli occhi freddi liberi ai pensieri umani fetido d’alito e caccia in calata e in bruma ascesa fino al colpo in vita, rubato divorato, rimuovendo smembrando il vuoto passivo nell’attesa del rinnovo, fecondo grigiume avanzo, di un nuovo giorno ,puro, anarchico battito d’ali in fianco al mondo. Qui è avvenuto quel qualcosa di tanto raro e straordinario che non esiste forse ancora neppure il termine per definirlo. Parlerei di “identificazione poetica” come in antropologia si parla talvolta di “identificazione magica”. Quando il mago egizio invocava una divinità per ottenerne l’aiuto nella preparazione di un filtro o di un incantesimo, egli si identificava magicamente con tale divinità, ne acquisiva i poteri e le prerogative e diventava a tutti gli effetti la divinità stessa. Ad un poeta accade talvolta la stessa alchimia, forse la medesima che gli shamani riuscivano a compiere quando mutavano forma (il termine anglosassone è shapeshifting, che ancora non ha nella nostra lingua una versione adeguata) e diventavano a propria scelta orso o lupo, cigno o pantera o albatros o magari semplicemente gatto. Leggendo DISTANZA in NATURALE da UN FALCO si ha la precisa sensazione che chi la scrive sia diventato – per un istante o forse più – il magnifico rapace e anche noi fruitori, grazie alla ben nota proprietà transitiva dell’arte – diventiamo magnificamente falco, vediamo i colori del suo incredibile mondo sospeso tra i mondi, viviamo gli anfratti del suo tempo tutto-presente, assaporiamo il gusto acre della morte che subito ridiventa vita, com’è giusto, com’è sacrosanto. Questo è ciò che mi piace chiamare identificazione poetica: il trionfo del sentire (dell’essere) “come se”. Non tutti quelli che scrivono poesie ci riescono. Ma dovrebbero. D’altra parte, non tutti quelli che scrivono poesie sono poeti.


Chiara Santagada