Modesta proposta di un decalogo

dell’ospitalità sacra e dell’accoglienza perfetta 

in un’epoca di frastornante cicaleccio e di pietrificata afasia, di individualismo frantumato e liquida anomia. Universalmente valida, ma particolarmente indicata per un Paese come il nostro a conclamata e declamata vocazione turistica.

Sarò per te lo sguardo vigile e il  passo celere, il sorriso caldo e la  pazienza mite, l’affidabile spalla di appoggio e sostegno. 

Non abuserò della tua fiducia, non ti tenderò alcun tranello, né ti farò pagare pegno.

Sarò il tuo guardiano fedele, il compagno complice, il consigliere saggio.

Sperimenterai in me il sostenitore leale, il difensore intrepido, l’alter ego mimetico.

Sarò per te l’anfitrione splendido e l’amico prediletto.

Di te mi farò carico e mi prenderò cura, ti solleverò da ogni peso e paura, condividerò il tuo sogno e l’avventura. 

Sarai l’ospite al centro delle mie preoccupazioni, l’acme delle mie attenzioni.

Saprò attentamente ascoltare, discretamente suggerire, appassionatamente partecipare, gioiosamente condividere, silenziosamente capire, rispettosamente tacere.

Ti sentirai protetto senza essere invaso o impedito, accarezzato senza  essere neppure sfiorato.

Ti indicherò la via maestra e il sentiero segreto. Ti farò provare nostalgia prima ancora di essere andato via.

Diventerai nel mondo il nostro cantore, ti nascerà spontanea la voglia di tornare, sarai la testimonianza evidente della nostra capacità di accogliere e donare.

Dedicato alle migliaia di migranti che approdano in questi giorni alle nostre coste, ai ripetuti incendi di baracche in cui in queste notti diversi di loro bruciano.  

Gian Carlo Marchesini