Due giorni, prima e dopo.
A due giorni dalle elezioni Bagnasco chiede di votare per i partiti che sono contro l'aborto. La nostra testa sa reagire ai paradossi della religione musulmana, non sa come arginare quelli cattolici. L'Italia di Ratzinger insidia l'Iran di Khomeyni, ma non è il sentimento prevalente, bensì l'indirizzo politico di chi vuol governare (lo hanno dimostrato i radicali in occasioni passate). I mangiapapa di destra sono tutti in riga per opportunismo politico (il primo è Berlusconi, ma la sua è invidia). Di partiti laici, a sinistra, ci sono stati i socialisti, finiti come sappiamo (compreso il rinnovo del concordato). Una minoranza sparuta è presente nell'odierno PD, ma risulta inconsistente, intellettualmente disarmata quando non peggio, vale a dire incapace. Non c'è quindi, nella realtà politica italiana, un'opposizione al potere della chiesa, nè questo potere ha più un suo partito come fu la DC. Ed ecco il torbido del colpo di Bagnasco a ridosso della scelta elettorale, come ancora, cosa avvenuta parallelamente, il tardo accorpamento alle liste della destra di esponenti cattolici che per settimane hanno fatto campagna senza indicazione di parte (p.e. Bafundi a Roma).
A due giorni dal
voto si assiste, e non per programma politico, alla prima riforma
burocratica del nostro paese: la demolizione dell'opposizione, in
particolare del PD, con Bersani che né si dimette né
raccoglie le energie della sconfitta, ma minimizza, mentre la base
vede che il progetto di Berlusconi di diventare presidente della
repubblica va avanti senza intralci. Ancora due giorni e 49 senatori
del PD chiedono rilancio e animo nella politica del partito.
Le cose stanno
in modo tale che, se Berlusconi chiuderà il suo cerchio, non
si potrà più dire che è stata solo la sua
politica ad azzerare la democrazia nel paese, ma ha contribuito
attivamente la chiesa cattolica e l'incapacità
dell'opposizione.
Ricc