Cronache di fantascemenza 2024
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Alessandro Orsini
Fallimenti in Libano, Ucraina e Mar Rosso: l’azzardo non durerà



Salvatore Granata
Che bella giornata di sole



Betty Stocchino
ANSA: M5S, Giorgetti finalmente
ammette tagli per 20 miliardi




Mikela Broggio
4 novembre: l'appello antimilitarista



Mikela Broggio
4 novembre: Giornata del disertore



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Crosetto vorrebbe evitare, tanto più che in Ucraina tutto sta precipitando sotto i colpi della Russia in Donbass con l’avventura di Kursk che offre risultati disastrosi.
La storia degli scontri di piazza dimostra che le guerre hanno un grande potenziale di mobilitazione. La combinazione di un ministro dell’Interno autoritario e una piazza in fibrillazione è una miscela esplosiva, soprattutto con uno sterminio in pieno svolgimento: un’esperienza con cui i giovani italiani si confrontano per la prima volta dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Meloni è un’alleata strettissima di Netanyahu, a cui concede il proprio appoggio tutte le volte che assume decisioni formali su Gaza all’Onu, Strasburgo e Palazzo Chigi. Meloni non ha mai condannato il bombardamento di Netanyahu a Gaza. Si è limitata a criticare, tenuemente, il numero eccessivo di vittime civili, che è cosa assai diversa da una condanna. Non ha mai espresso solidarietà al popolo palestinese. L’affermazione più ardita di Meloni, pronunciata davanti a 41.000 morti palestinesi, è stata: “Netanyahu non deve cadere nella trappola di Hamas”. È un consiglio, mica una condanna. Il governo Meloni è il terzo esportatore di armi verso Israele. È possibile che l’ordine pubblico rimanga sotto controllo.
Quando si parla di sicurezza, la previsione del rischio è una questione di probabilità dentro un gioco politico d’azzardo. Il governo Meloni può azzardare. Tuttavia, le probabilità che tutto gli vada bene si riducono all’aumentare delle crisi che espongono l’Italia a nuovi rischi in un contesto in cui tutto è destinato a peggiorare. La missione Unifil è fallita in Libano; la missione della Nato è fallita in Ucraina; la missione italiana è fallita nel Mar Rosso (dove gli Houthi sparano come sempre). Si tratta di capire per quanto tempo Meloni riuscirà a tenere tutti questi fallimenti lontani dall’Italia.
Biden le ha chiesto di inviare alcune centinaia di carabinieri a Gerico per addestrare la polizia dell’Autorità nazionale palestinese. Sembra incredibile. L’Occidente aveva presentato un piano per ricostruire l’Ucraina mentre veniva distrutta dalla Russia. Oggi propone un piano per migliorare la sicurezza dei palestinesi mentre vengono sterminati da Israele. Nel primo caso, serviva un piano per fermare la guerra. Nel secondo caso, serve un piano per fermare un genocidio. Quale vignetta potrebbe esprimere un simile delirio?

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"Che bella giornata di sole quella di oggi, arriva tanta luce da fuori...".
Così ha esordito salvini in Aula alla Camera per il question time il giorno dopo la vittoria notturna di donald trump alle elezioni statunitensi.
E poi giù a rotta di collo con post e tweet per i fan ignorantissimi come la sete nel deserto, con tanto di cravatta rossa.
Peccato che, poche ore dopo, siano arrivati i risultati dei primi studi condotti sui dazi che il divo della Casa Bianca ha promesso di imporre anche alle importazioni dall'Italia.
E quindi vediamo bene la "bella giornata di sole": per il Made in Italy e per tutte quelle imprese che operano nella moda, nel cibo, nella meccanica, nel tessile e chi ne ha più ne metta, ci sarebbe un salasso tra i 4 e i 7 miliardi di euro. Proprio gli Stati Uniti, infatti, rappresentano per l'Italia il secondo mercato per export.
Ma mica colpiscono salvini o meloni. Anzi, più cresce il carovita, più aumentano i loro stipendi e privilegi.
Pertanto, salvini, esca tra la gente e lo dica agli allevatori e agli imprenditori del Nord, che il 10% di dazi in più saranno "una bella giornata di sole".
Non solo. Lo racconti anche agli agricoltori del Sud, di cui ora chiede il voto dopo anni di umiliazioni, quanto è soleggiata questa promessa di trump. E di riflesso tutte le promesse leghiste legate ai prodotti autoctoni da salvaguardare e valorizzare.
Oppure usi lollobrigida come scudo.
Gridi ancora "prima gli italiani" mentre festeggia una mazzata per per le piccole e medie imprese italiane. Con le sue felpe, non con la cravatta rossa.
E ci faccia sapere, poi, cosa le rispondono.
Forse, ma non ci credo ne spero, sarà la volta buona che le arance e i limoni glieli tireranno appresso.
C'è molto da lavorare. E l'opposizione deve capire cosa vuole fare da grande.
Prima di rivoluzionare il sistema, di estirpare il marcio che ci governa, serve che il marcio sia epurato da dentro, serve che la classe politica abbia la volontà di dimettersi e lasciare spazio alle nuove leve.
Servono i giovani. Serve gente con la schiena dritta.
Solo in Italia salvini può permettersi di fare e dire quello che vuole. Solo in Italia.

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È dall'estate che si verificano disservizi clamorosi nei trasporti. A qualsiasi livello e in ogni parte della Penisola, isole comprese.
Ieri hanno scioperato i lavoratori dei trasporti, per la terza volta in 4 mesi.
Perché? Perché il salario non basta per campare, il lavoro è sempre più duro e la sicurezza non esiste sia sui mezzi che nelle stazioni.
Ma la cosa che fa girare più le scatole a me come cittadino che pago le tasse e non ho commesso alcuna infrazione nella mia vita, e come me tantissimi altri, è che chi dovrebbe dare una risposta a tutto questo, non solo sfotte, ma con arroganza dice che tali scioperi danneggiano il Paese e che quello di ieri sarà l'ultimo.
Di vivere così ci siamo stancati.
Qualcuno, magari l'opposizione che dovrebbe essere un baluardo per tutti noi, pur non avendo vinto, faccia qualcosa.
Grazie.


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"Il ministro Giorgetti, di fronte alla drammatica evidenza, lo ha ammesso in audizione di fronte alle Commissioni bilancio di Camera e Senato: questa è una Legge di bilancio finanziata con tagli da 20 miliardi". Lo comunicano in una nota i parlamentari M5S delle Commissioni bilancio di Camera e Senato. "Con questa manovra si conferma un Paese dove non c'è più crescita, non c'è politica industriale, non c'è uno straccio di idea di sviluppo economico. Siamo di fronte a un deserto, a una landa desolata. Non c'è un aiuto contro il calo del 10% del potere d'acquisto degli italiani, perché il taglio del cuneo fiscale è solo una conferma, non una misura aggiuntiva. Per la sanità ci sono due spiccioli che, lungi dal rappresentare un record, hanno scatenato uno sciopero dei medici, mentre 4,5 milioni di italiani non si curano più. Abbiamo un taglio del turnover, che dovrà essere al 75%, con conseguenze su tutti i settori, con l'istruzione che subisce un taglio di 8mila tra insegnanti e bidelli. Rispuntano i soliti tagli lineari ai ministeri, unica ricetta sicura messa in campo da questo Governo, ma ben lontana da una ragionata riqualificazione della spesa. Il Mezzogiorno, nel saldo tra cancellazione di decontribuzione Sud e nuove misure, perde per strada 5 miliardi. Gli unici soldi veri vengono impiegati per armamenti. E dispiace constatare come il ministro Giorgetti, di fronte alla drammatica chiarezza delle audizioni dei giorni precedenti, difenda non tanto un qualcosa di indifendibile, ma qualcosa che proprio non c'è in questa penosa Manovra. La dura realtà è che Giorgetti, come una marionetta qualsiasi, si è messo al servizio di qualche lobby e club finanziario estero, cancellando qualsiasi misura di aiuto al tessuto sociale e produttivo".

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4 novembre: l'appello dell'assemblea antimilitarista
"Il 4 novembre, nell'anniversario della vittoria nella prima guerra mondiale, in Italia si festeggiano le forze armate, si festeggia un immane massacro per spostare un confine.
In quella guerra a migliaia scelsero di gettare le armi e finirono davanti ai plotoni di esecuzione.
La memoria dei disertori e dei senza patria di allora vive nella solidarietà concreta con chi oggi diserta le guerre che insanguinano il pianeta.
Le celebrazioni militari del 4 novembre, servono a giustificare enormi spese militari, l'invio delle armi e l' impegno diretto dell' Italia nelle missioni militari all'estero, in difesa dei propri interessi neocoloniali.
Il governo di estrema destra alimenta la retorica identitaria, i "sacri" confini, l'esaltazione della guerra. Le scuole e le università sono divenute terreno di conquista per l'arruolamento dei corpi e delle coscienze.
Stiamo assistendo ad un riarmo a livello mondiale dagli esiti imprevedibili.
L' aumento delle spese militari ed i conseguenti tagli a sanità e scuole, trasporti di prossimità rendono sempre più precarie le nostre vite.
Nel Bel Paese ci sono caserme, basi, porti ed aeroporti militari, poligoni di tiro, utilizzati quotidianamente per alimentare diversi fronti di guerra.
Nel nostro paese si producono e si restano le armi impiegate nelle guerre di ogni dove. Queste armi hanno ucciso milioni di persone, distrutto città e villaggi, avvelenato irrimediabilmente interi territori.
Lungo i confini italici, in mare e in montagna, le polizie e le forze armate fanno la guerra ai migranti, che da decenni sono ammazzati lungo i confini.
I militari sono sempre più presenti per le strade delle città, nelle periferie dove si allungano le file dei senza casa, senza reddito, precari.
In ogni dove ci sono governi che pretendono che si uccida per estendere il proprio dominio, per annientare i "nemici", altri esseri umani massacrati in nome della patria, della religione, degli interessi di pochi potenti.
In ogni dove c'è però chi si oppone, diserta, straccia le bandiere di ogni fottuta nazione ......
Rifiutiamo la stancante retorica patriottica come elemento di legittimazione degli Stati e delle loro pretese espansionistiche. In ogni dove. Non ci sono nazionalismi buoni.


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4 novembre
Giornata del disertore
ore 10 consolato ucraino Milano
via Ludovico Breme 11
L'epoca delle guerre algoritmiche, di cui esempio paradigmatico è il GENICIDIO in atto a GAZA, non ha cancellato il bisogno di carne umana da mandare al macello sul fronte. Il conflitto NATO-Russia in Ucraina dimostra che progresso tecnologico e mobilitazione totale si alimentano a vicenda. Se l' arma cibernetica serve ad opporsi a qualsiasi cosa che interrompa il semplice raggiungimento dell' obiettivo - un atto di diserzione, insubordinazione - l' umano gesto di rifiuto della guerra ancora conta.
È quello che sta succedendo in Ucraina. Decine di migliaia di arruolati disertano o si rivoltano contro i propri comandanti, migliaia di arruolabili si nascondono, i rapitori dell' esercito incontrano una crescente ostilità popolare. Sono tantissimi i fuggiti all'estero, gli "scappati nel bosco" che hanno sfidato la morte attraversando montagne e fiumi per sfuggire alla mobilitazione.
Il dire no alla guerra si registra in maniera crescente anche in Russia.
Applicando la legge sulla mobilitazione generale, dal 18 maggio il consolato ucraino a Milano non fornisce più servizi, tra cui il rinnovo del passaporto, agli uomini in età tra i 18 e i 60 anni se non aggiornano i propri dati su Oberih, il registro elettronico militare che serve ad arruolare. Lo stato ucraino a corto di carne da cannone, con la crescente complicità degli Stati europei, dà la caccia ai renitenti con un codice QR, lo stesso che i disertori del green pass ben conoscono.
In continuità con gli attacchi che negli ultimi mesi sono stati portati contro la logistica e la produzione materiale e culturale di guerra nelle nostre città, facciamo del 4 novembre la giornata del disertore con un presidio davanti al consolato ucraino

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